Ga 1:1-5; Cl 1:1-2
	Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, 
	alla chiesa di Dio che è in Corinto, con tutti i santi che sono in tutta l'Acaia, 
	grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
	
	Sofferenza e conforto di Paolo
	(2Co 4:8-18; 2Ti 2:8-12; Fl 1:27-30) At 19:23, ecc.
	Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre 
	misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni 
	nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi 
	stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in 
	qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, 
	così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Perciò se 
	siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, 
	è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci 
	di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra 
	speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi 
	delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.
	Fratelli, non vogliamo che ignoriate riguardo all'afflizione che ci colse in 
	Asia, che siamo stati molto provati, oltre le nostre forze, tanto da farci 
	disperare perfino della vita. Anzi, avevamo già noi stessi pronunciato la 
	nostra sentenza di morte, affinché non mettessimo la nostra fiducia in noi 
	stessi, ma in Dio che risuscita i morti. Egli ci ha liberati e ci libererà 
	[da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà] 
	ancora. Cooperate anche voi con la preghiera, affinché per il beneficio che 
	noi otterremo per mezzo della preghiera di molte persone, siano rese grazie 
	da molti per noi.
	
	Sincerità di Paolo
	1Te 2:3-12 (1Co 4:18-21; 16:5-7)
	Questo, infatti, è il nostro vanto: la testimonianza della nostra coscienza 
	di esserci comportati nel mondo, e specialmente verso di voi, con la 
	semplicità e la sincerità di Dio, non con sapienza carnale ma con la grazia 
	di Dio. Poiché non vi scriviamo altro se non quello che potete leggere e 
	comprendere; e spero che sino alla fine capirete, come in parte avete già 
	capito, che noi siamo il vostro vanto, come anche voi sarete il nostro nel 
	giorno del nostro Signore Gesù.
	Con questa fiducia, per procurarvi un duplice beneficio, volevo venire prima 
	da voi e, passando da voi, volevo andare in Macedonia; poi dalla Macedonia 
	ritornare in mezzo a voi e voi mi avreste fatto proseguire per la Giudea. 
	Prendendo dunque questa decisione ho forse agito con leggerezza? Oppure le 
	mie decisioni sono dettate dalla carne, in modo che in me ci sia allo stesso 
	tempo il «sì, sì» e il «no, no»? Or come è vero che Dio è fedele, la parola 
	che vi abbiamo rivolta non è «sì» e «no». Perché il Figlio di Dio, Cristo 
	Gesù, che è stato da noi predicato fra voi, cioè da me, da Silvano e da 
	Timoteo, non è stato «sì» e «no»; ma è sempre stato «sì» in lui. Infatti 
	tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in lui; perciò pure per mezzo di 
	lui noi pronunciamo l'Amen alla gloria di Dio. Or colui che con voi ci 
	fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli ci ha pure segnati con il 
	proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori.
	
	Tristezza e gioia di Paolo
	(2Co 12:19-21; 13:1-2, 10)
	Ora io chiamo Dio come testimone sulla mia vita che è per risparmiarvi che 
	non sono più venuto a Corinto. Noi non signoreggiamo sulla vostra fede, ma 
	siamo collaboratori della vostra gioia, perché nella fede già state saldi. 
	
	Avevo infatti deciso in me stesso di non venire a rattristarvi una seconda 
	volta. Perché, se io vi rattristo, chi mi rallegrerà, se non colui che sarà 
	stato da me rattristato? Vi ho scritto a quel modo affinché, al mio arrivo, 
	io non abbia tristezza da coloro dai quali dovrei avere gioia; avendo 
	fiducia, riguardo a voi tutti, che la mia gioia è la gioia di tutti voi. 
	Poiché vi ho scritto in grande afflizione e in angoscia di cuore con molte 
	lacrime, non già per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'amore 
	grandissimo che ho per voi.
	
	Perdono per il colpevole
	2Co 7:5-16; Lu 17:3
	Or se qualcuno è stato causa di tristezza, egli ha rattristato non tanto me 
	quanto, in qualche misura, per non esagerare, tutti voi. Basta a quel tale 
	la punizione inflittagli dalla maggioranza; quindi ora, al contrario, 
	dovreste piuttosto perdonarlo e confortarlo, perché non abbia a rimanere 
	oppresso da troppa tristezza. Perciò vi esorto a confermargli il vostro 
	amore; poiché anche per questo vi ho scritto: per vedere alla prova se siete 
	ubbidienti in ogni cosa. A chi voi perdonate qualcosa, perdono anch'io; 
	perché anch'io quello che ho perdonato, se ho perdonato qualcosa, l'ho fatto 
	per amor vostro, davanti a Cristo, affinché non siamo raggirati da Satana; 
	infatti non ignoriamo i suoi disegni.
	Giunto a Troas per il vangelo di Cristo, una porta mi fu aperta dal Signore, 
	ma non ero tranquillo nel mio spirito perché non vi trovai Tito, mio 
	fratello; così, congedatomi da loro, partii per la Macedonia.
	
	Vittoria in Cristo
	Ro 15:17-19 (1Co 1:17-24; 2Co 4:1-7)
	Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per 
	mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. Noi siamo 
	infatti davanti a Dio il profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via 
	della salvezza e fra quelli che sono sulla via della perdizione; per questi, 
	un odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un odore di vita, che 
	conduce a vita. E chi è sufficiente a queste cose? Noi non siamo infatti 
	come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da 
	sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo. 
	CAPITOLO 3
Ministero del nuovo patto
	1Co 9:1-3; 2Co 4:6-7; 5:18-21
	Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O abbiamo bisogno, come 
	alcuni, di lettere di raccomandazione presso di voi o da voi? La nostra 
	lettera, scritta nei nostri cuori, siete voi, lettera conosciuta e letta da 
	tutti gli uomini; è noto che voi siete una lettera di Cristo, scritta 
	mediante il nostro servizio, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito 
	del Dio vivente; non su tavole di pietra, ma su tavole che sono cuori di 
	carne.
	Una simile fiducia noi l'abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio. Non già che 
	siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la 
	nostra capacità viene da Dio.
	Egli ci ha anche resi idonei a essere ministri di un nuovo patto, non di 
	lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica.
	
	(Es 34:28-35; Gv 1:17-18, 14) Ga 3:8-29; Eb 7:18-28; 8:6-13; 12:18-29
	Or se il ministero della morte, scolpito in lettere su pietre, fu glorioso, 
	al punto che i figli d'Israele non potevano fissare lo sguardo sul volto di 
	Mosè a motivo della gloria, che pur svaniva, del volto di lui, quanto più 
	sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se, infatti, il ministero della 
	condanna fu glorioso, molto più abbonda in gloria il ministero della 
	giustizia. Anzi, quello che nel primo fu reso glorioso, non fu reso 
	veramente glorioso, quando lo si confronti con la gloria tanto superiore del 
	secondo; infatti, se ciò che era transitorio fu circondato di gloria, molto 
	più grande è la gloria di ciò che è duraturo.
	Avendo dunque una tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza, e non 
	facciamo come Mosè, che si metteva un velo sul volto, perché i figli 
	d'Israele non fissassero lo sguardo sulla fine di ciò che era transitorio. 
	Ma le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al giorno d'oggi, quando 
	leggono l'antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché 
	è in Cristo che esso è abolito. Ma fino a oggi, quando si legge Mosè, un 
	velo rimane steso sul loro cuore; però quando si saranno convertiti al 
	Signore, il velo sarà rimosso. Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c'è lo 
	Spirito del Signore, lì c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, 
	contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati 
	nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del 
	Signore, che è lo Spirito. 
	1Te 2:1-7; 2Co 2:14-17
	
	Perciò, avendo noi tale ministero in virtù della misericordia che ci è stata 
	fatta, non ci perdiamo d'animo; al contrario, abbiamo rifiutato gli intrighi 
	vergognosi e non ci comportiamo con astuzia né falsifichiamo la parola di 
	Dio, ma rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla coscienza 
	di ogni uomo davanti a Dio. Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato 
	per quelli che sono sulla via della perdizione, per gli increduli, ai quali 
	il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la 
	luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio. Noi 
	infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a 
	noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; perché il Dio che disse: 
	«Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori 
	per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge 
	nel volto di Gesù Cristo.
	
	Il tesoro nei vasi di terra
	(2Co 6:3-10; 1:5-11) 2Ti 2:8-11; 1Co 2:1-5
	Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande 
	potenza sia attribuita a Dio e non a noi. Noi siamo tribolati in ogni 
	maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; 
	perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; portiamo sempre 
	nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti 
	nel nostro corpo; infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte 
	per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra 
	carne mortale.
	Di modo che la morte opera in noi, ma la vita in voi. Siccome abbiamo lo 
	stesso spirito di fede, che è espresso in questa parola della Scrittura: «Ho 
	creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo, perciò parliamo, sapendo 
	che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e 
	ci farà comparire con voi alla sua presenza. Tutto ciò infatti avviene per 
	voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di 
	persone, moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio.
	
	Sofferenze momentanee e gloria futura
	(Ro 8:17-18; 1P 1:6-9)(Ro 8:23-25; Fl 1:23) 1Gv 3:2-3; Eb 12:28-29; At 
	24:15-16
	Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va 
	disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. Perché 
	la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, 
	smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle 
	cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si 
	vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne. 
	
	Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, 
	abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d'uomo, eterna, nei 
	cieli. Perciò in questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere 
	rivestiti della nostra abitazione celeste, se pure saremo trovati vestiti e 
	non nudi. Poiché noi che siamo in questa tenda, gemiamo, oppressi; e perciò 
	desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti, affinché 
	ciò che è mortale sia assorbito dalla vita. Or colui che ci ha formati per 
	questo è Dio, il quale ci ha dato la caparra dello Spirito.
	Siamo dunque sempre pieni di fiducia, e sappiamo che mentre abitiamo nel 
	corpo siamo assenti dal Signore (poiché camminiamo per fede e non per 
	visione); ma siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare 
	con il Signore. Per questo ci sforziamo di essergli graditi, sia che 
	abitiamo nel corpo, sia che ne partiamo. Noi tutti infatti dobbiamo 
	comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la 
	retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in 
	male.
	
	Il ministero della riconciliazione
	At 17:30-31 (Ro 5:8; 6:2-13; 1Co 6:19-20; Ef 4:20-24) Lu 24:47; 2Co 6:1-2
	Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di 
	convincere gli uomini; e Dio ci conosce a fondo, e spero che nelle vostre 
	coscienze anche voi ci conosciate. Non ci raccomandiamo di nuovo a voi, ma 
	vi diamo l'occasione di essere fieri di noi, affinché abbiate di che 
	rispondere a quelli che si vantano di ciò che è apparenza e non di ciò che è 
	nel cuore. Perché se siamo fuor di senno, è per Dio, e se siamo di buon 
	senno, è per voi; infatti l'amore di Cristo ci costringe, perché siamo 
	giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti 
	morirono; e ch'egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano 
	più per sé stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Quindi, 
	da ora in poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano; e 
	se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non 
	lo conosciamo più così. Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova 
	creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto 
	questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci 
	ha affidato il ministero della riconciliazione. Infatti Dio era in Cristo 
	nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e 
	ha messo in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da 
	ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi 
	supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio. Colui che non 
	ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché 
	noi diventassimo giustizia di Dio in lui. 
	CAPITOLO 6
Fedeltà e dedicazione di Paolo al suo servizio
	2Co 5:18-21 (1Te 2:1-13; 2Ti 3:10-11; 2Co 11:23-30; At 20:18-35)
	Come collaboratori di Dio, vi esortiamo a non ricevere la grazia di Dio 
	invano; poiché egli dice:
	«Ti ho esaudito nel tempo favorevole,
	e ti ho soccorso nel giorno della salvezza».
	Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza! Noi non 
	diamo nessun motivo di scandalo affinché il nostro servizio non sia 
	biasimato; ma in ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori di Dio, 
	con grande costanza nelle afflizioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle 
	percosse, nelle prigionie, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei 
	digiuni; con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con lo 
	Spirito Santo, con amore sincero; con un parlare veritiero, con la potenza 
	di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e 
	nell'umiliazione, nella buona e nella cattiva fama; considerati come 
	impostori, eppure veritieri; come sconosciuti, eppure ben conosciuti; come 
	moribondi, eppure eccoci viventi; come puniti, eppure non messi a morte; 
	come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; 
	come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!
	
	Fl 1:8; 1Te 5:12-13
	La nostra bocca vi ha parlato apertamente, Corinzi; il nostro cuore si è 
	allargato. Voi non siete allo stretto in noi, ma è il vostro cuore che si è 
	ristretto. Ora, per renderci il contraccambio (parlo come a figli), 
	allargate il cuore anche voi!
	
	Necessità di una scelta
	1Co 10:14-22; Ef 5:5-13; Ap 18:4; 1P 2:9-12
	Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti 
	che rapporto c'è tra la giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la 
	luce e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione 
	c'è tra il fedele e l'infedele? E che armonia c'è fra il tempio di Dio e gli 
	idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come disse Dio:
	«Abiterò e camminerò in mezzo a loro,
	sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo».
	«Perciò, uscite di mezzo a loro
	e separatevene, dice il Signore,
	e non toccate nulla d'impuro;
	e io vi accoglierò».
	E «sarò per voi come un padre
	e voi sarete come figli e figlie,
	dice il Signore onnipotente». 
	
	Poiché abbiamo queste promesse, carissimi, 
	purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la 
	nostra santificazione nel timore di Dio.
	
	La tristezza secondo Dio
	2Co 6:11-13; 2:1-13; 1Te 3:5-10; Pr 25:25; Eb 13:17
	Fateci posto nei vostri cuori! Noi non abbiamo fatto torto a nessuno, non 
	abbiamo rovinato nessuno, non abbiamo sfruttato nessuno. Non lo dico per 
	condannarvi, perché ho già detto prima che voi siete nei nostri cuori per la 
	morte e per la vita. Grande è la franchezza che uso con voi e molto ho da 
	vantarmi di voi; sono pieno di consolazione, sovrabbondo di gioia in ogni 
	nostra tribolazione. Da quando siamo giunti in Macedonia, infatti, la nostra 
	carne non ha avuto nessun sollievo, anzi, siamo stati tribolati in ogni 
	maniera; combattimenti di fuori, timori di dentro. Ma Dio, che consola gli 
	afflitti, ci consolò con l'arrivo di Tito; e non soltanto con il suo arrivo, 
	ma anche con la consolazione da lui ricevuta in mezzo a voi. Egli ci ha 
	raccontato il vostro vivo desiderio di vedermi, il vostro pianto, la vostra 
	premura per me; così mi sono più che mai rallegrato.
	Anche se vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne rincresce; e se 
	pure ne ho provato rincrescimento (poiché vedo che quella lettera, 
	quantunque per breve tempo, vi ha rattristati), ora mi rallegro, non perché 
	siete stati rattristati, ma perché questa tristezza vi ha portati al 
	ravvedimento; poiché siete stati rattristati secondo Dio, in modo che non 
	aveste a ricevere alcun danno da noi. Perché la tristezza secondo Dio 
	produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c'è mai da 
	pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte. Infatti, ecco quanta 
	premura ha prodotto in voi questa vostra tristezza secondo Dio, anzi, quante 
	scuse, quanto sdegno, quanto timore, quanto desiderio, quanto zelo, quale 
	punizione! In ogni maniera avete dimostrato di essere puri in questo affare.
	Se dunque vi ho scritto, non fu a motivo dell'offensore né dell'offeso, ma 
	perché la premura che avete per noi si manifestasse in mezzo a voi, davanti 
	a Dio. Perciò siamo stati consolati; e oltre a questa nostra consolazione ci 
	siamo più che mai rallegrati per la gioia di Tito, perché il suo spirito è 
	stato rinfrancato da voi tutti. Anche se mi ero un po' vantato di voi con 
	lui, non ne sono stato deluso; ma come tutto ciò che a voi abbiamo detto era 
	verità, così anche il nostro vanto con Tito è risultato verità. Ed egli vi 
	ama più che mai intensamente, perché ricorda l'ubbidienza di voi tutti, e 
	come l'avete accolto con timore e tremore. Mi rallegro perché in ogni cosa 
	posso aver fiducia in voi. 
	CAPITOLO 8
Istruzioni per la colletta
	Mr 12:41-44 (2Co 9; Ro 15:25-27) At 11:27-29; 2Te 16-17
	Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle 
	chiese di Macedonia, perché nelle molte tribolazioni con cui sono state 
	provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno 
	sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. Infatti, io ne rendo 
	testimonianza, hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i 
	loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla 
	sovvenzione destinata ai santi. E non soltanto hanno contribuito come noi 
	speravamo, ma prima hanno dato sé stessi al Signore e poi a noi, per la 
	volontà di Dio.
	Così, noi abbiamo esortato Tito a completare, anche tra voi, quest'opera di 
	grazia, come l'ha iniziata. Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in 
	parola, in conoscenza, in ogni zelo e nell'amore che avete per noi, vedete 
	di abbondare anche in quest'opera di grazia. Non lo dico per darvi un 
	ordine, ma per mettere alla prova, con l'esempio dell'altrui premura, anche 
	la sincerità del vostro amore. Infatti voi conoscete la grazia del nostro 
	Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, 
	affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventar ricchi. Io do, a 
	questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall'anno scorso, avete 
	cominciato per primi non solo ad agire ma anche ad avere il desiderio di 
	fare: fate ora in modo di portare a termine il vostro agire; come foste 
	pronti nel volere, siate tali anche nel realizzarlo secondo le vostre 
	possibilità. La buona volontà, quando c'è, è gradita in ragione di quello 
	che uno possiede e non di quello che non ha. Infatti non si tratta di 
	mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un 
	principio di uguaglianza; nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza 
	serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca 
	altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è 
	scritto: «Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva 
	raccolto poco, non ne ebbe troppo poco».
	
	1Co 16:1-4; 2Co 9:1-5; 1Co 14:40
	Ringraziato sia Dio che ha messo in cuore a Tito lo stesso zelo per voi; 
	infatti Tito non solo ha accettato la nostra esortazione, ma mosso da zelo 
	anche maggiore si è spontaneamente messo in cammino per venire da voi. 
	Insieme a lui abbiamo mandato il fratello il cui servizio nel vangelo è 
	apprezzato in tutte le chiese; non solo, ma egli è anche stato scelto dalle 
	chiese come nostro compagno di viaggio in quest'opera di grazia, da noi 
	amministrata per la gloria del Signore stesso e per dimostrare la prontezza 
	dell'animo nostro. Evitiamo così che qualcuno possa biasimarci per 
	quest'abbondante colletta che noi amministriamo; perché ci preoccupiamo di 
	agire onestamente non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli 
	uomini. E con loro abbiamo mandato quel nostro fratello del quale spesso e 
	in molte circostanze abbiamo sperimentato lo zelo; egli è ora più zelante 
	che mai per la grande fiducia che ha in voi. Quanto a Tito, egli è mio 
	compagno e collaboratore in mezzo a voi; quanto ai nostri fratelli, essi 
	sono gli inviati delle chiese, e gloria di Cristo. Date loro dunque, in 
	presenza delle chiese, la prova del vostro amore e mostrate loro che abbiamo 
	ragione di essere fieri di voi. 
	2Co 8 (Pr 19:17; Eb 13:16; 1Ti 6:17-19; Fl 4:15-19; 1Gv 3:16-18)
	
	Quanto alla sovvenzione destinata ai santi, è superfluo che io ve ne scriva, 
	perché conosco la prontezza dell'animo vostro, per la quale mi vanto di voi 
	presso i Macedoni, dicendo che l'Acaia è pronta fin dall'anno scorso; e il 
	vostro zelo ne ha stimolati moltissimi. Ma ho mandato i fratelli affinché il 
	nostro vantarci di voi non abbia ad essere smentito a questo riguardo; e 
	affinché, come dicevo, siate pronti; non vorrei che, venendo con me dei 
	Macedoni e non vedendovi pronti, noi (per non dire voi) abbiamo a 
	vergognarci di questa nostra fiducia. Perciò ho ritenuto necessario esortare 
	i fratelli a venire da voi prima di me e preparare la vostra già promessa 
	offerta, affinché essa sia pronta come offerta di generosità e non 
	d'avarizia.
	Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi 
	semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente. Dia ciascuno come ha 
	deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un 
	donatore gioioso. Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, 
	affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, 
	abbondiate per ogni opera buona; come sta scritto:
	«Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri,
	la sua giustizia dura in eterno».
	Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e 
	moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra 
	giustizia. Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga 
	generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi. 
	Perché l'adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni 
	dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio; perché 
	la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio 
	per l'ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la generosità 
	della vostra comunione con loro e con tutti. Essi pregano per voi, perché vi 
	amano a causa della grazia sovrabbondante che Dio vi ha concessa. 
	Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile! 
	CAPITOLO 10
Paolo difende la propria autorità apostolica
	1Co 2:1-5; Ro 15:17-19; 2Co 6:4-7; 13:2-4, 10; Ga 1:11-2:21
	Io, Paolo, vi esorto per la mansuetudine e la mitezza di Cristo, io, che 
	quando sono presente tra di voi sono umile, ma quando sono assente sono 
	ardito nei vostri confronti, vi prego di non obbligarmi, quando sarò 
	presente, a procedere arditamente con quella fermezza con la quale intendo 
	agire contro taluni che pensano che noi camminiamo secondo la carne.
	In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; 
	infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il 
	potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto 
	ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo 
	prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo; e siamo 
	pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà 
	completa.
	Voi guardate all'apparenza delle cose. Se uno è convinto dentro di sé di 
	appartenere a Cristo, consideri anche questo dentro di sé: che com'egli è di 
	Cristo, così lo siamo anche noi. Infatti se anche volessi vantarmi un po' 
	più dell'autorità, che il Signore ci ha data per la vostra edificazione e 
	non per la vostra rovina, non avrei motivo di vergognarmi. Dico questo 
	perché non sembri che io cerchi d'intimidirvi con le mie lettere. Qualcuno 
	dice infatti: «Le sue lettere sono severe e forti; ma la sua presenza fisica 
	è debole e la sua parola è cosa da nulla». Quel tale si convinca che come 
	siamo a parole, per mezzo delle lettere, quando siamo assenti, così saremo 
	anche a fatti quando saremo presenti.
	
	Ro 15:17-21; 1Co 15:9-10
	Poiché noi non abbiamo il coraggio di entrare in classifica o confrontarci 
	con certuni che si raccomandano da sé; i quali però, misurandosi secondo la 
	loro propria misura e paragonandosi tra di loro stessi, mancano 
	d'intelligenza. Noi, invece, non ci vanteremo oltre misura, ma entro la 
	misura del campo di attività di cui Dio ci ha segnato i limiti, dandoci di 
	giungere anche fino a voi. Noi infatti non oltrepassiamo i nostri limiti, 
	come se non fossimo giunti fino a voi; perché siamo realmente giunti fino a 
	voi con il vangelo di Cristo. Non ci vantiamo oltre misura di fatiche 
	altrui, ma nutriamo speranza che, crescendo la vostra fede, saremo tenuti in 
	maggior considerazione tra di voi nei limiti del campo di attività 
	assegnatoci, per poter evangelizzare anche i paesi che sono di là dal vostro 
	senza vantarci, nel campo altrui, di cose già preparate. Ma chi si vanta, si 
	vanti nel Signore. Perché non colui che si raccomanda da sé è approvato, ma 
	colui che il Signore raccomanda. 
	CAPITOLO 11
Servizio di Paolo contrapposto a quello dei falsi apostoli
	(Ga 1:6-9; 4:9-20) 2Co 12:11-15 (Mt 7:15-20; Ro 16:17-18)
	Vorrei che sopportaste da parte mia un po' di follia! Ma, sì, già mi state 
	sopportando! Infatti sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho 
	fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo. 
	Ma temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così le vostre 
	menti vengano corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purezza nei 
	riguardi di Cristo. Infatti, se uno viene a predicarvi un altro Gesù, 
	diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno 
	spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un vangelo diverso da quello 
	che avete accettato, voi lo sopportate volentieri. Stimo infatti di non 
	essere stato in nulla inferiore a quei sommi apostoli. Anche se sono rozzo 
	nel parlare, non lo sono però nella conoscenza; e l'abbiamo dimostrato tra 
	di voi, in tutti i modi e in ogni cosa.
	Ho forse commesso peccato quando, abbassando me stesso perché voi foste 
	innalzati, vi ho annunziato il vangelo di Dio gratuitamente? Ho spogliato 
	altre chiese, prendendo da loro un sussidio, per poter servire voi. Durante 
	il mio soggiorno tra di voi, quando mi trovai nel bisogno, non fui di peso a 
	nessuno, perché i fratelli venuti dalla Macedonia provvidero al mio bisogno; 
	e in ogni cosa mi sono astenuto e mi asterrò ancora dall'esservi di peso. 
	Com'è vero che la verità di Cristo è in me, questo vanto non mi sarà tolto 
	nelle regioni dell'Acaia. Perché? Forse perché non vi amo? Dio lo sa. Ma 
	quello che faccio lo farò ancora per togliere ogni pretesto a coloro che 
	desiderano un'occasione per mostrarsi uguali a noi in ciò di cui si vantano. 
	Quei tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da 
	apostoli di Cristo. Non c'è da meravigliarsene, perché anche Satana si 
	traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi 
	servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo 
	le loro opere.
	
	Sofferenze di Paolo
	(1Co 15:10, 30-32; 4:9-13; 2Co 6:3-10; At 20:18-27) At 9:16, 23-25; 2Co 
	11:16-12:21
	Nessuno, ripeto, mi prenda per pazzo; o se no, accettatemi anche come pazzo, 
	affinché anch'io possa vantarmi un po'. Quel che dico quando mi vanto con 
	tanta sicurezza, non lo dico secondo il Signore, ma come se fossi pazzo. 
	Poiché molti si vantano secondo la carne, anch'io mi vanterò. Or voi, pur 
	essendo savi, li sopportate volentieri i pazzi! Infatti, se uno vi riduce in 
	schiavitù, se uno vi divora, se uno vi prende il vostro, se uno s'innalza 
	sopra di voi, se uno vi percuote in faccia, voi lo sopportate. Lo dico a 
	nostra vergogna, come se noi fossimo stati deboli; eppure, qualunque cosa 
	uno osi pretendere (parlo da pazzo), oso pretenderla anch'io. Sono Ebrei? Lo 
	sono anch'io. Sono Israeliti? Lo sono anch'io. Sono discendenza d'Abraamo? 
	Lo sono anch'io. Sono servitori di Cristo? Io (parlo come uno fuori di sé), 
	lo sono più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le 
	prigionie, assai più di loro per le percosse subite. Spesso sono stato in 
	pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno 
	uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato 
	lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte 
	negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo 
	per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da 
	parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in 
	pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; 
	spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, 
	nel freddo e nella nudità. Oltre a tutto il resto, sono assillato ogni 
	giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese. Chi è debole 
	senza che io mi senta debole con lui? Chi è scandalizzato senza che io frema 
	per lui?
	Se bisogna vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Il Dio e Padre del 
	nostro Signore Gesù, che è benedetto in eterno, sa che io non mento. A 
	Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città 
	dei Damasceni per arrestarmi; e da una finestra fui calato, in una cesta, 
	lungo il muro, e scampai alle sue mani. 
	CAPITOLO 12
La forza di Dio nella debolezza umana
	(Nu 12:6-8; At 22:17)(Ga 4:13-14; 1Co 2:3-5; 2Co 4:7-10)
	Bisogna vantarsi? Non è una cosa buona; tuttavia verrò alle visioni e alle 
	rivelazioni del Signore.
	Conosco un uomo in Cristo, che quattordici anni fa (se fu con il corpo non 
	so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. 
	So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu 
	rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di 
	pronunziare. Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non 
	delle mie debolezze. Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché 
	direi la verità; ma me ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che 
	mi vede essere, o sente da me.
	E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi 
	è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per 
	schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca. Tre volte ho pregato il 
	Signore perché l'allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti 
	basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò 
	molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la 
	potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in 
	ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; 
	perché, quando sono debole, allora sono forte.
	
	Disinteresse dell'apostolo Paolo; i suoi timori
	2Co 11; 13:1-10
	Sono diventato pazzo; siete voi che mi ci avete costretto; infatti io avrei 
	dovuto essere da voi raccomandato; perché in nulla sono stato da meno di 
	quei sommi apostoli, benché io non sia nulla. Certo, i segni dell'apostolo 
	sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, 
	nei prodigi e nelle opere potenti. In che cosa siete stati trattati meno 
	bene delle altre chiese, se non nel fatto che io stesso non vi sono stato di 
	peso? Perdonatemi questo torto.
	Ecco, questa è la terza volta che sono pronto a recarmi da voi; e non vi 
	sarò di peso, poiché io non cerco i vostri beni, ma voi; perché non sono i 
	figli che debbono accumulare ricchezze per i genitori, ma i genitori per i 
	figli. E io molto volentieri spenderò e sacrificherò me stesso per voi. Se 
	io vi amo tanto, devo essere da voi amato di meno? Ma sia pur così, che io 
	non vi sia stato di peso; però, da uomo astuto, vi avrei presi con inganno! 
	Vi ho forse sfruttati per mezzo di qualcuno dei fratelli che vi ho mandati? 
	Ho pregato Tito di venire da voi e ho mandato quell'altro fratello con lui. 
	Tito ha forse approfittato di voi? Non abbiamo noi camminato con il medesimo 
	spirito e seguito le medesime orme?
	Da tempo voi v'immaginate che noi ci difendiamo davanti a voi. È davanti a 
	Dio, in Cristo, che parliamo; e tutto questo, carissimi, per la vostra 
	edificazione. Infatti temo, quando verrò, di non trovarvi quali vorrei, e di 
	essere io stesso da voi trovato quale non mi vorreste; temo che vi siano tra 
	di voi contese, gelosie, ire, rivalità, maldicenze, insinuazioni, superbie, 
	disordini; e che al mio arrivo il mio Dio abbia di nuovo a umiliarmi davanti 
	a voi, e io debba piangere per molti di quelli che hanno peccato 
	precedentemente, e non si sono ravveduti dell'impurità, della fornicazione e 
	della dissolutezza a cui si erano dati. 
	CAPITOLO 13
Ultime esortazioni ai Corinzi; saluti
	2Co 12:19-21; 10:1-11
	Questa è la terza volta che vengo da voi. Ogni parola sarà confermata dalla 
	bocca di due o tre testimoni. Ho avvertito quand'ero presente tra di voi la 
	seconda volta e avverto ora, che sono assente, tanto quelli che hanno 
	peccato precedentemente, quanto tutti gli altri, che, se tornerò da voi, non 
	userò indulgenza, dal momento che cercate una prova che Cristo parla in me, 
	lui che non è debole verso di voi, ma è potente in mezzo a voi. Infatti egli 
	fu crocifisso per la sua debolezza; ma vive per la potenza di Dio; anche noi 
	siamo deboli in lui, ma vivremo con lui mediante la potenza di Dio, per 
	procedere nei vostri confronti.
	Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non 
	riconoscete che Gesù Cristo è in voi? A meno che l'esito della prova sia 
	negativo. Ma io spero che riconoscerete che la prova non è negativa nei 
	nostri confronti. Preghiamo Dio che non facciate alcun male; non già perché 
	risulti che noi abbiamo ragione, ma perché voi facciate quello che è bene, 
	anche se noi dovessimo apparire riprovati. Infatti non abbiamo alcun potere 
	contro la verità; quello che possiamo è per la verità. Ci rallegriamo quando 
	noi siamo deboli e voi siete forti; per questo preghiamo: per il vostro 
	perfezionamento. Perciò vi scrivo queste cose mentre sono assente, affinché, 
	quando sarò presente, io non abbia a procedere rigorosamente secondo 
	l'autorità che il Signore mi ha data per edificare e non per distruggere.
	
	Ultimi consigli
	Fl 4:4-9; Ef 6:23-24; Nu 6:23-27
	Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, 
	abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d'amore e di pace 
	sarà con voi. Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Tutti i santi 
	vi salutano.
	La grazia del Signore Gesù Cristo e l'amore di Dio e la comunione dello 
	Spirito Santo siano con tutti voi.