CAPITOLO 1
Editto di Ciro. Ritorno dalla deportazione a
Babilonia
2Cr 36:20-23 (20-21; Gr 25:11-12; 29:10-14; Is 44:26-28; 45:1-13; 49:13-17)
Ro 11:23
Nel primo anno di Ciro, re di Persia, affinché si adempisse la parola del
SIGNORE pronunziata per bocca di Geremia, il SIGNORE destò lo spirito di
Ciro, re di Persia, il quale a voce e per iscritto fece proclamare per tutto
il suo regno questo editto: «Così dice Ciro, re di Persia: "Il SIGNORE, Dio
dei cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi ha comandato di
costruirgli una casa a Gerusalemme, che si trova in Giuda. Chiunque tra voi
è del suo popolo, il suo Dio sia con lui, salga a Gerusalemme, che si trova
in Giuda, e costruisca la casa del SIGNORE, Dio d'Israele, del Dio che è a
Gerusalemme. Tutti quelli che rimangono ancora del popolo del SIGNORE,
dovunque risiedano, siano assistiti dalla gente del posto con argento, oro,
doni in natura, bestiame, e inoltre con offerte volontarie per la casa del
Dio che è a Gerusalemme"».
Allora i capi famiglia di Giuda e di Beniamino, i sacerdoti e i Leviti,
tutti quelli ai quali Dio aveva destato lo spirito, si misero in cammino
verso Gerusalemme per ricostruire la casa del SIGNORE. Tutti i loro vicini
li fornirono di oggetti d'argento e d'oro, di doni in natura, di bestiame,
di cose preziose, oltre a tutte le offerte volontarie. Il re Ciro tirò fuori
gli utensili della casa del SIGNORE, che Nabucodonosor aveva portati via da
Gerusalemme e messi nella casa del suo dio. Ciro, re di Persia, li fece
tirar fuori da Mitredat, il tesoriere, che li consegnò a Sesbasar, capo di
Giuda. Eccone il numero: trenta bacinelle d'oro, mille bacinelle d'argento,
ventinove coltelli, trenta coppe d'oro, quattrocentodieci coppe d'argento di
seconda qualità, mille altri utensili. In tutto c'erano
cinquemilaquattrocento oggetti d'oro e d'argento. Sesbasar li riportò tutti,
quando gli esuli furono ricondotti da Babilonia a Gerusalemme.
CAPITOLO 2
Censimento degli Israeliti reduci da Babilonia
(=Ne 7:6-73) Sl 126
Questi sono gli uomini della provincia che tornarono dalla deportazione,
quelli che Nabucodonosor, re di Babilonia, aveva condotti schiavi a
Babilonia, e che tornarono a Gerusalemme e in Giuda, ognuno nella sua città.
Essi giunsero con Zorobabel, Iesua, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo,
Bilsan, Mispar, Bigvai, Reum, Baana.
Lista degli uomini del popolo d'Israele: figli di Paros,
duemilacentosettantadue; figli di Sefatia, trecentosettantadue; figli di
Ara, settecentosettantacinque; figli di Pacat-Moab, discendenti di Iesua e
di Ioab, duemilaottocentododici; figli di Elam,
milleduecentocinquantaquattro; figli di Zattu, novecentoquarantacinque;
figli di Zaccai, settecentosessanta; figli di Bani, seicentoquarantadue;
figli di Bebai, seicentoventitré; figli di Azgad, milleduecentoventidue;
figli di Adonicam, seicentosessantasei; figli di Bigvai,
duemilacinquantasei; figli di Adin, quattrocentocinquantaquattro; figli di
Ater, della famiglia di Ezechia, novantotto; figli di Besai,
trecentoventitré; figli di Iorà, centododici; figli di Casum,
duecentoventitré; figli di Ghibbar, novantacinque; figli di Betlemme,
centoventitré; uomini di Netofa, cinquantasei; uomini di Anatot,
centoventotto; uomini di Azmavet, quarantadue; uomini di Chiriat-Arim, di
Chefira e di Beerot, settecentoquarantatré; uomini di Rama e di Gheba,
seicentoventuno; uomini di Micmas, centoventidue; uomini di Betel e di Ai,
duecentoventitré; figli di Nebo, cinquantadue; figli di Magbis,
centocinquantasei; figli di un altro Elam, milleduecentocinquantaquattro;
figli di Carim, trecentoventi; figli di Lod, di Cadid e di Ono,
settecentoventicinque; figli di Gerico, trecentoquarantacinque; figli di
Senaa, tremilaseicentotrenta.
Sacerdoti: figli di Iedaia, della casa di Iesua, novecentosettantatré; figli
d'Immer, millecinquantadue; figli di Pasur, milleduecentoquarantasette;
figli di Carim, millediciassette.
Leviti: figli di Iesua e di Cadmiel, discendenti di Odavia, settantaquattro.
Cantori: figli di Asaf, centoventotto.
Figli dei portinai: figli di Sallum, figli di Ater, figli di Talmon, figli
di Accub, figli di Catita, figli di Sobai, in tutto centotrentanove.
Netinei: i figli di Sia, i figli di Casufa, i figli di Tabbaot, i figli di
Cheros, i figli di Siaa, i figli di Padon, i figli di Lebana, i figli di
Agaba, i figli di Accub, i figli di Agab, i figli di Samlai, i figli di Anan,
i figli di Ghiddel, i figli di Gaar, i figli di Reaia, i figli di Resin, i
figli di Necoda, i figli di Gazzam, i figli di Uzza, i figli di Pasea, i
figli di Besai, i figli di Asna, i figli di Meunim, i figli di Nefusim, i
figli di Bacbuc, i figli di Acufa, i figli di Carcur, i figli di Baslut, i
figli di Meida, i figli di Carsa, i figli di Barcos, i figli di Sisera, i
figli di Tamà, i figli di Nesia, i figli di Catifa.
Figli dei servitori di Salomone: i figli di Sotai, i figli di Soferet, i
figli di Peruda, i figli di Iaala, i figli di Darcon, i figli di Ghiddel, i
figli di Sefatia, i figli di Cattil, i figli di Pocheret-Asebaim, i figli
d'Ami.
Tutti i Netinei e i figli dei servitori di Salomone ammontavano a
trecentonovantadue.
Ed ecco quelli che tornarono da Tel-Mela, da Tel-Arsa, da Cherub-Addan, da
Immer, e che non poterono indicare la loro casa patriarcale e la loro
discendenza per provare che erano d'Israele: i figli di Delaia, i figli di
Tobia, i figli di Necoda, in tutto seicentocinquantadue. Tra i figli dei
sacerdoti: i figli di Cabaia, i figli di Accos, i figli di Barzillai, che
aveva preso in moglie una delle figlie di Barzillai, il Galaadita, e fu
chiamato con il loro nome. Questi cercarono i loro titoli genealogici, ma
non li trovarono; furono quindi esclusi, come impuri, dal sacerdozio. E il
governatore disse loro di non mangiare cose santissime finché non si
presentasse un sacerdote con l'urim e il tummim.
La comunità nel suo insieme contava quarantaduemilatrecentosessanta persone,
senza contare i loro servi e le loro serve, che ammontavano a
settemilatrecentotrentasette. Avevano anche duecento cantanti, maschi e
femmine. Avevano settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque muli,
quattrocentotrentacinque cammelli e seimilasettecentoventi asini.
Alcuni dei capi famiglia, quando giunsero alla casa del SIGNORE che si trova
a Gerusalemme, fecero offerte volontarie per la casa di Dio, per
ricostruirla dove stava prima. Diedero al tesoro dell'opera, secondo i loro
mezzi, sessantunmila dracme d'oro, cinquemila mine d'argento e cento vesti
sacerdotali.
I sacerdoti, i Leviti, la gente del popolo, i cantori, i portinai, i Netinei,
si stabilirono nelle loro città; e tutti gli Israeliti, nelle rispettive
città.
CAPITOLO 3
Ricostruzione dell'altare e ristabilimento del culto
De 12:11-14 (Le 23:33-36, 39-43; Ne 8:13-18) Sl 107
Giunto il settimo mese, dopo che i figli d'Israele si furono stabiliti nelle
loro città, il popolo si adunò come un sol uomo a Gerusalemme. Allora Iesua,
figlio di Iosadac, con i suoi fratelli sacerdoti, e Zorobabel, figlio di
Sealtiel, con i suoi fratelli, si misero a costruire l'altare del Dio
d'Israele, per offrirvi sopra olocausti, come è scritto nella legge di Mosè,
uomo di Dio. Ristabilirono l'altare sulle sue basi, sebbene temessero i
popoli delle terre vicine, e offrirono sopra di esso olocausti al SIGNORE:
gli olocausti del mattino e della sera. Celebrarono la festa delle Capanne,
secondo quanto è scritto, e offrirono olocausti giorno per giorno, nel
numero prescritto per ciascun giorno. Poi offrirono l'olocausto continuo,
gli olocausti dei noviluni e di tutte le solennità sacre del SIGNORE, e
quelli di chi faceva qualche offerta volontaria al SIGNORE. Dal primo giorno
del settimo mese cominciarono a offrire olocausti al SIGNORE; ma le
fondamenta del tempio del SIGNORE non erano ancora state poste. Diedero del
denaro agli scalpellini e ai falegnami, dei viveri, delle bevande e
dell'olio ai Sidoni e ai Tiri perché portassero per mare sino a Iafo del
legno di cedro del Libano, secondo la concessione che Ciro, re di Persia,
aveva loro fatta.
Le fondamenta del tempio
(1R 6:1-3) Sl 118
Il secondo anno dopo il loro arrivo alla casa di Dio, a Gerusalemme, il
secondo mese, Zorobabel, figlio di Sealtiel, Iesua, figlio di Iosadac, con
gli altri loro fratelli, sacerdoti e Leviti, e tutti quelli che erano
tornati dall'esilio a Gerusalemme, si misero all'opera; incaricarono i
Leviti dai vent'anni in su di dirigere i lavori della casa del SIGNORE.
Iesua, con i suoi figli e i suoi fratelli, Cadmiel con i suoi figli, figli
di Giuda, si presentarono come un sol uomo per dirigere quelli che
lavoravano alla casa di Dio; lo stesso fecero i figli di Chenadad con i loro
figli e con i loro fratelli, i Leviti.
Quando i costruttori posero le fondamenta del tempio del SIGNORE, vi si
fecero assistere i sacerdoti vestiti dei loro paramenti, con delle trombe, e
i Leviti, figli di Asaf, con dei cembali, per lodare il SIGNORE, secondo le
direttive date da Davide, re d'Israele. Essi cantavano rispondendosi a
vicenda, celebrando e lodando il SIGNORE: «Perché egli è buono, perché la
sua bontà verso Israele dura in eterno». E tutto il popolo, gridando di
gioia, lodava il SIGNORE, perché si erano poste le fondamenta della casa del
SIGNORE. Molti sacerdoti, Leviti e capi famiglia anziani, che avevano visto
la prima casa, piangevano ad alta voce mentre si ponevano le fondamenta
della nuova casa. Molti altri invece alzavano le loro voci, gridando per la
gioia, al punto che non si poteva distinguere il rumore delle grida di gioia
da quello del pianto del popolo; perché il popolo gridava forte, e il rumore
si udiva da lontano.
CAPITOLO 4
La costruzione del tempio interrotta
2R 17:24-41 (Sl 120; 123; 129) Sl 69:27
Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che i reduci
dall'esilio costruivano un tempio al Signore, Dio d'Israele, si avvicinarono
a Zorobabel e ai capi famiglia e dissero loro: «Noi vogliamo costruire con
voi, perché, come voi, noi cerchiamo il vostro Dio, e gli offriamo sacrifici
dal tempo di Esar-Addon, re d'Assiria, che ci ha fatti venire in questo
paese». Ma Zorobabel, Iesua, e gli altri capi famiglia d'Israele risposero
loro: «Non è compito vostro costruire insieme a noi una casa al nostro Dio;
noi la costruiremo da soli al SIGNORE, Dio d'Israele, come Ciro, re di
Persia, ci ha ordinato».
Allora la gente del paese si mise a scoraggiare il popolo di Giuda, a
molestarlo per impedirgli di fabbricare, e a corrompere dei consiglieri
perché facessero fallire il suo piano. Questo durò per tutta la vita di
Ciro, re di Persia, e fino al regno di Dario, re di Persia.
Sotto il regno di Assuero, al principio del suo regno, scrissero un'accusa
contro gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme.
Poi, al tempo di Artaserse, Bislam, Mitredat, Tabeel e gli altri loro
colleghi scrissero ad Artaserse, re di Persia. La lettera era scritta in
caratteri aramaici e redatta in aramaico.
Reum il governatore e Simsai il segretario scrissero al re Artaserse una
lettera contro Gerusalemme, in questi termini:
Reum il governatore, Simsai il segretario, e gli altri loro colleghi di Din,
d'Afarsatac, di Tarpel, d'Afaras, d'Erec, di Babilonia, di Susan, di Dea, di
Elam, e gli altri popoli che il grande e illustre Osnapar ha trasportati e
stabiliti nella città di Samaria, e gli altri che stanno di là dal fiume...
eccetera.
Questo è il testo della lettera che inviarono al re Artaserse:
I tuoi servi, che risiedono oltre il fiume, eccetera.
Sappia il re che i Giudei che sono partiti da te e giunti in mezzo a noi a
Gerusalemme, ricostruiscono la città ribelle e malvagia, ne rialzano le mura
e ne restaurano le fondamenta. Sappia dunque il re che, se questa città si
ricostruisce e se le sue mura si rialzano, essi non pagheranno più né
tributo né imposta né pedaggio, e il tesoro dei re ne soffrirà. Poiché noi
mangiamo il sale del palazzo e non ci sembra conveniente stare a vedere il
danno del re, mandiamo al re questa informazione. Si facciano delle ricerche
nel libro delle memorie dei tuoi padri e, nel libro delle memorie, troverai
e apprenderai che questa è una città ribelle, portatrice di sventure a re e
a provincie, e che fin dai tempi antichi ci sono state rivolte. Per queste
ragioni la città è stata distrutta. Noi facciamo sapere al re che, se questa
città viene ricostruita e le sue mura vengono rialzate, tu non avrai più il
dominio su questo lato del fiume.
Il re mandò questa risposta a Reum, il governatore, a Simsai il segretario e
agli altri loro colleghi che stavano a Samaria e altrove di là dal fiume:
Salute, eccetera.
La lettera che ci avete mandato, è stata fedelmente letta in mia presenza; e
io ho dato ordine di far delle ricerche. Si è trovato che fin dai tempi
antichi codesta città è insorta contro i re e ci sono stati tumulti e
rivolte. Vi sono stati a Gerusalemme dei re potenti, che dominarono su tutto
il paese che è di là dal fiume, e ai quali si pagavano tributi, imposte e
pedaggio. Date dunque ordine che quella gente sospenda i lavori, e che
quella città non sia ricostruita finché non ne dia l'ordine io stesso.
Badate di non essere negligenti in questo, affinché la situazione non
peggiori a danno dei re.
Non appena la copia della lettera del re Artaserse fu letta in presenza di
Reum, di Simsai il segretario e dei loro colleghi, essi andarono in fretta a
Gerusalemme dai Giudei e li obbligarono, a mano armata, a sospendere i
lavori. Allora fu sospesa l'opera della casa di Dio a Gerusalemme, e rimase
sospesa fino al secondo anno del regno di Dario, re di Persia.
CAPITOLO 5
La costruzione del tempio ripresa
(Ag 1; 2; Za 1-6)(Fl 1:28; 1P 3:12-15)
I profeti Aggeo e Zaccaria, figlio di Iddo, profetizzarono nel nome del Dio
d'Israele ai Giudei che erano in Giuda e a Gerusalemme. Allora Zorobabel,
figlio di Sealtiel, e Iesua, figlio di Iosadac, andarono a riprendere la
costruzione della casa di Dio a Gerusalemme; e con loro erano i profeti di
Dio, che li assistevano.
In quel medesimo tempo giunsero da loro Tattenai, governatore d'oltre il
fiume, Setar-Boznai e i loro colleghi, e parlarono così: «Chi vi ha dato
l'ordine di costruire questa casa e di rialzare queste mura?» Poi
aggiunsero: «Quali sono i nomi degli uomini che costruiscono quest'edificio?»
Ma l'occhio del loro Dio vegliava sugli anziani di Giuda, e quelli non li
obbligarono a sospendere i lavori, finché la cosa non fosse stata sottoposta
a Dario, e da lui fosse giunta una risposta in proposito.
Copia della lettera mandata al re Dario da Tattenai, governatore d'oltre il
fiume, da Setar-Boznai, e dai suoi colleghi, gli Afarsachiti, che
risiedevano oltre il fiume. Gli mandarono un rapporto così formulato:
Al re Dario, perfetta salute!
Sappia il re che noi siamo andati nella provincia di Giuda, alla casa del
gran Dio. Essa viene costruita con blocchi di pietra e nelle pareti si
inserisce del legname; l'opera viene fatta con cura e progredisce nelle loro
mani. Noi abbiamo interrogato quegli anziani, e abbiamo detto loro: «Chi vi
ha dato l'ordine di costruire questa casa e di rialzare queste mura?»
Abbiamo anche domandato i loro nomi perché tu ne prenda nota, e abbiamo
scritto i nomi dei loro capi. Questa è la risposta che ci hanno data: «Noi
siamo i servi del Dio del cielo e della terra, e ricostruiamo la casa che
era stata già costruita molti anni fa: un gran re d'Israele l'aveva
costruita e portata a termine. Ma poiché i nostri padri provocarono l'ira
del Dio del cielo, Dio li abbandonò nelle mani di Nabucodonosor, il Caldeo,
re di Babilonia, il quale distrusse questa casa, e deportò la popolazione a
Babilonia. Ma Ciro, re di Babilonia, nel suo primo anno di regno, diede
ordine che questa casa di Dio fosse ricostruita. Inoltre il re Ciro prelevò
dal tempio di Babilonia gli utensili d'oro e d'argento della casa di Dio,
che Nabucodonosor aveva portati via dal tempio di Gerusalemme e trasportati
nel tempio di Babilonia; li fece consegnare a uno chiamato Sesbasar, che
egli aveva fatto governatore, e gli disse: "Prendi questi utensili,
riportali nel tempio di Gerusalemme, e la casa di Dio sia ricostruita
dov'era prima". Allora lo stesso Sesbasar venne e pose le fondamenta della
casa di Dio a Gerusalemme. La costruzione è andata avanti da quel tempo fino
a oggi, ma non è ancora conclusa».
Dunque, se così piace al re, si facciano delle ricerche nella casa dei
tesori del re a Babilonia, per verificare se vi sia stato un ordine dato dal
re Ciro per la costruzione di questo tempio di Dio a Gerusalemme; e il re ci
comunichi la sua volontà a questo riguardo.
(Ed 5; Za 4:9; 7; 8) Fl 1:6; Sl 129; Ro 8:31
Allora il re Dario ordinò che si facessero delle ricerche negli archivi,
dove erano conservati i tesori a Babilonia. Nel castello di Ameta, situato
nella provincia di Media, si trovò un rotolo, nel quale stava scritto così:
Memoria. - Il primo anno del re Ciro, il re Ciro ha pubblicato questo
editto, concernente la casa di Dio a Gerusalemme: La casa sia ricostruita
per essere un luogo dove si offrono sacrifici; le fondamenta che verranno
poste, siano solide; abbia sessanta cubiti d'altezza, sessanta cubiti di
larghezza, tre ordini di blocchi di pietra e un ordine di travatura nuova;
la spesa sia pagata dalla casa reale; inoltre, gli utensili d'oro e
d'argento della casa di Dio, che Nabucodonosor aveva tolti dal tempio di
Gerusalemme e trasportati a Babilonia, siano restituiti e riportati al
tempio di Gerusalemme, nel luogo dov'erano prima, e riposti nella casa di
Dio -.
Tu dunque, Tattenai, governatore d'oltre il fiume, tu, Setar-Boznai, e voi,
loro colleghi d'Afarsac, che state di là dal fiume, statevene lontani da
quel luogo! Lasciate continuare i lavori di quella casa di Dio. Il
governatore dei Giudei e gli anziani dei Giudei ricostruiscano quella casa
di Dio dov'era prima. Io ho dato ordine su come dovrete comportarvi verso
quegli anziani dei Giudei nella ricostruzione di quella casa di Dio: le
spese siano puntualmente pagate a quegli uomini attingendo dalle entrate del
re provenienti dai tributi d'oltre il fiume, in modo da non interrompere i
lavori. Le cose necessarie per gli olocausti al Dio dei cieli: vitelli,
montoni, agnelli, frumento, sale, vino e olio, siano fornite ai sacerdoti di
Gerusalemme su loro richiesta, giorno per giorno e senza negligenza,
affinché offrano sacrifici di odor soave al Dio del cielo, e preghino per la
vita del re e dei suoi figli. E io ho dato anche quest'ordine: Se qualcuno
contravverrà a questo decreto, si prenda dalla sua casa una trave, la si
rizzi, vi sia inchiodato sopra, e la sua casa, per questo motivo, sia
ridotta a letamaio. Il Dio che ha fatto di quel luogo la dimora del suo
nome, distrugga ogni re ed ogni popolo che alzi la mano per trasgredire la
mia parola, per distruggere la casa di Dio che si trova a Gerusalemme! Io,
Dario, ho emanato questo decreto, ed esso sia eseguito con diligenza.
Inaugurazione del tempio
(1R 8; 2Cr 7:4-10) 2Cr 35:1-19 (Sl 146; 148; 150)
Poiché il re Dario aveva così decretato, Tattenai, governatore d'oltre il
fiume, Setar-Boznai e i loro colleghi, eseguirono puntualmente i suoi
ordini. E gli anziani dei Giudei poterono continuare i lavori e far avanzare
la costruzione, aiutati dalle parole ispirate dal profeta Aggeo, e di
Zaccaria figlio di Iddo. Così finirono i loro lavori di costruzione secondo
il comandamento del Dio d'Israele, e secondo gli ordini di Ciro, di Dario e
di Artaserse, re di Persia. La casa fu finita il terzo giorno del mese di
Adar, il sesto anno del regno di Dario.
I figli d'Israele, i sacerdoti, i Leviti e gli altri reduci dall'esilio
celebrarono con gioia l'inaugurazione di questa casa di Dio. Per
l'inaugurazione di questo tempio di Dio offrirono cento tori, duecento
montoni, quattrocento agnelli; e come sacrificio espiatorio per tutto
Israele, dodici capri, secondo il numero delle tribù d'Israele. Stabilirono
i sacerdoti secondo le loro classi e i Leviti secondo le loro divisioni, per
il servizio di Dio a Gerusalemme, come sta scritto nel libro di Mosè.
Poi, i reduci dall'esilio celebrarono la Pasqua il quattordicesimo giorno
del primo mese; poiché i sacerdoti e i Leviti si erano purificati di pari
consentimento, tutti erano puri; sacrificarono la Pasqua per tutti i reduci
dall'esilio, per i sacerdoti loro fratelli e per sé stessi. Così i figli
d'Israele reduci dall'esilio mangiarono la Pasqua con tutti coloro che si
erano separati dall'impurità della gente del paese e che si unirono a loro
per cercare il SIGNORE, Dio d'Israele. Celebrarono con gioia la festa degli
Azzimi per sette giorni, perché il SIGNORE li aveva rallegrati, e aveva
piegato in loro favore il cuore del re di Assiria in modo da fortificare le
loro mani nell'opera della casa di Dio, Dio d'Israele.
CAPITOLO 7
Arrivo di Esdra a Gerusalemme; il decreto di Artaserse
Ed 8; Sl 119; 173
Dopo queste cose, sotto il regno di Artaserse re di Persia, giunse Esdra,
figlio di Seraia, figlio di Azaria, figlio di Chilchia, figlio di Sallum,
figlio di Sadoc, figlio d'Aitub, figlio di Amaria, figlio di Azaria, figlio
di Meraiot, figlio di Zeraia, figlio di Uzzi, figlio di Bucchi, figlio di
Abisua, figlio di Fineas, figlio di Eleazar, figlio di Aaronne, il sommo
sacerdote. Questo Esdra veniva da Babilonia. Era uno scriba esperto nella
legge di Mosè, data dal SIGNORE, Dio d'Israele. Siccome la mano del SIGNORE,
suo Dio, era su di lui, il re gli concesse tutto quello che domandò. Alcuni
dei figli d'Israele e alcuni dei sacerdoti, dei Leviti, dei cantori, dei
portinai e dei Netinei salirono anche loro con lui a Gerusalemme, il settimo
anno del re Artaserse. Esdra giunse a Gerusalemme il quinto mese, nel
settimo anno del re. Infatti, aveva fissato la partenza da Babilonia per il
primo giorno del primo mese, e arrivò a Gerusalemme il primo giorno del
quinto mese, assistito dalla benefica mano del suo Dio; poiché Esdra si era
dedicato con tutto il cuore allo studio e alla pratica della legge del
SIGNORE, e a insegnare in Israele le leggi e le prescrizioni divine.
Ecco il testo della lettera data dal re Artaserse a Esdra, sacerdote e
scriba, esperto nei comandamenti e nelle leggi dati dal SIGNORE a Israele:
Artaserse, re dei re, a Esdra, sacerdote e scriba esperto nella legge del
Dio del cielo, eccetera.
Io decreto che nel mio regno, chiunque del popolo d'Israele, dei suoi
sacerdoti e dei Leviti sarà disposto a partire con te per Gerusalemme, vada
pure. Tu infatti sei mandato dal re e dai suoi sette consiglieri in Giuda e
a Gerusalemme per informarti come laggiù sia osservata la legge del tuo Dio,
la quale è nelle tue mani, e per portare l'argento e l'oro che il re e i
suoi consiglieri hanno volontariamente offerto al Dio d'Israele, la cui
dimora è a Gerusalemme, e tutto l'argento e l'oro che troverai in tutta la
provincia di Babilonia, e i doni volontari fatti dal popolo e dai sacerdoti
per la casa del loro Dio a Gerusalemme. Tu avrai quindi cura di comprare con
questo denaro tori, montoni, agnelli, e ciò che occorre per le relative
oblazioni e libazioni, e li offrirai sull'altare della casa del vostro Dio
che è a Gerusalemme. Dell'argento e dell'oro che avanzeranno farete, tu e i
tuoi fratelli, quel che vi sembrerà meglio, conformandovi alla volontà del
vostro Dio. Quanto agli utensili che ti sono dati per il servizio della casa
del tuo Dio, rimettili davanti al Dio di Gerusalemme. Inoltre prenderai dal
tesoro della casa reale quello che ti servirà per qualunque altra spesa che
dovrai fare per la casa del tuo Dio.
Io, il re Artaserse, do ordine a tutti i tesorieri d'oltre il fiume di
consegnare senza indugio a Esdra, sacerdote e scriba, esperto nella legge
del Dio del cielo, tutto quello che vi chiederà, fino a cento talenti
d'argento, a cento cori di grano, a cento bati di vino, a cento bati d'olio,
e una quantità illimitata di sale. Tutto quello che è comandato dal Dio del
cielo sia puntualmente fatto per la casa del Dio del cielo. Perché infatti
l'ira di Dio dovrebbe riversarsi sopra il regno, sul re e i suoi figli? Vi
facciamo inoltre sapere che non si possono esigere tributi o imposte o
pedaggi da nessuno dei sacerdoti, dei Leviti, dei cantori, dei portinai, dei
Netinei e dei servi di questa casa di Dio.
E tu, Esdra, secondo la saggezza di cui il tuo Dio ti ha dotato, stabilisci
dei magistrati e dei giudici che amministrino la giustizia a tutto il popolo
d'oltre il fiume, a tutti quelli che conoscono le leggi del tuo Dio; e voi
fatele conoscere a chi non le conosce.
Senza esitare farete giustizia di chi non osserverà la legge del tuo Dio e
la legge del re, e lo punirete con la morte o con l'esilio, con una multa o
con il carcere.
Benedetto sia il SIGNORE, Dio dei nostri padri, che ha così disposto il
cuore del re a onorare la casa del SIGNORE, a Gerusalemme, e che mi ha
procurato la benevolenza del re, dei suoi consiglieri e di tutti i suoi
potenti capi! Io, fortificato dalla mano del SIGNORE, del mio Dio, che era
su di me, radunai i capi d'Israele perché partissero con me.
CAPITOLO 8
Lista degli esuli tornati con Esdra
Ed 7; 2 (At 4:29-30)
Questi sono i capi delle case patriarcali e le genealogie di quanti
tornarono con me da Babilonia, durante il regno del re Artaserse.
Dei figli di Fineas: Ghersom; dei figli d'Itamar: Daniele; dei figli di
Davide: Cattus, figlio di Secania; dei figli di Paros: Zaccaria, e con lui
furono registrati centocinquanta uomini; dei figli di Paat-Moab: Elioenai,
figlio di Zeraia, e con lui duecento uomini; dei figli di Secania: il figlio
di Iaaziel, e con lui trecento uomini; dei figli di Adin: Ebed, figlio di
Ionatan, e con lui cinquanta uomini; dei figli di Elam: Isaia, figlio di
Atalia, e con lui settanta uomini; dei figli di Sefatia: Zebadia, figlio di
Micael, e con lui ottanta uomini; dei figli di Ioab: Obadia, figlio di Ieiel,
e con lui duecentodiciotto uomini; dei figli di Selomit: il figlio di
Iosifia, e con lui centosessanta uomini; dei figli di Bebai: Zaccaria,
figlio di Bebai, e con lui ventotto uomini; dei figli di Azgad: Ioanan,
figlio di Accatan, e con lui centodieci uomini; dei figli di Adonicam, gli
ultimi, dei quali questi sono i nomi: Elifelet, Ieiel, Semaia, e con loro
sessanta uomini; e dei figli di Bigvai: Utai e Zabbud, e con lui settanta
uomini.
Io li radunai presso il fiume che scorre verso Aava, e là rimanemmo
accampati tre giorni; e, passato in rivista il popolo e i sacerdoti, non
trovai in mezzo a loro nessun discendente di Levi. Allora feci chiamare i
capi Eliezer, Ariel, Semaia, Elnatan, Iarib, Elnatan, Natan, Zaccaria,
Mesullam, e gli istruttori Ioiarib ed Elnatan, e ordinai loro di andare da
Iddo, il capo che era a Casifia, e suggerii loro le parole che dovevano dire
a Iddo e ai suoi fratelli netinei che erano a Casifia, perché ci
conducessero dei servitori per la casa del nostro Dio. Siccome la benefica
mano del nostro Dio era su di noi, ci condussero Serebia, uomo intelligente,
dei figli di Mali, figlio di Levi, figlio d'Israele e con lui i suoi figli e
i suoi fratelli, in numero di diciotto; Casabia, e con lui Isaia, dei figli
di Merari, i suoi fratelli e i suoi figli, in numero di venti; e dei Netinei,
che Davide e i capi avevano messo al servizio dei Leviti, duecentoventi
Netinei, tutti quanti designati per nome.
Laggiù presso il fiume Aava, proclamai un digiuno per umiliarci davanti al
nostro Dio, per chiedergli un buon viaggio per noi, per i nostri bambini, e
per tutto quello che ci apparteneva. Infatti mi vergognavo di chiedere al re
una scorta armata e dei cavalieri per difenderci lungo il cammino dal
nemico, poiché avevamo detto al re: «La mano del nostro Dio assiste tutti
quelli che lo cercano; ma la sua potenza e la sua ira sono contro tutti
quelli che l'abbandonano». Così digiunammo e invocammo il nostro Dio a
questo scopo, ed egli ci esaudì.
Allora separai dodici dei capi dei sacerdoti: Serebia, Casabia e dieci dei
loro fratelli, e pesai loro l'argento, l'oro, gli utensili, che erano
l'offerta fatta per la casa del nostro Dio dal re, dai suoi consiglieri, dai
suoi capi, e da tutti gli Israeliti ivi residenti. Misi nelle loro mani
seicentocinquanta talenti d'argento, degli utensili d'argento per il valore
di cento talenti, cento talenti d'oro, venti coppe d'oro del valore di mille
darici, due vasi di rame lucente finissimo, prezioso come l'oro, e dissi
loro: «Voi siete consacrati al SIGNORE; questi utensili sono sacri, e quest'argento
e quest'oro sono un'offerta volontaria fatta al SIGNORE, Dio dei vostri
padri. Vigilate e custoditeli, fino a quando li peserete a Gerusalemme,
nelle camere della casa del SIGNORE, in presenza dei capi dei sacerdoti, dei
Leviti e dei capi delle famiglie d'Israele». I sacerdoti e i Leviti dunque
ricevettero l'oro, l'argento e gli utensili, dopo essere stati pesati, per
portarli a Gerusalemme nella casa del nostro Dio.
Poi partimmo dal fiume Aava il dodicesimo giorno del primo mese per andare a
Gerusalemme. La mano di Dio fu su di noi, e ci liberò dal nemico e da ogni
insidia durante il viaggio. Arrivammo a Gerusalemme; e là, dopo esserci
riposati tre giorni, il quarto giorno pesammo nella casa del nostro Dio
l'argento, l'oro e gli utensili, che consegnammo al sacerdote Meremot figlio
di Uria; con lui era Eleazar, figlio di Fineas, e con loro erano i Leviti
Iozabad, figlio di Iesua, e Noadia, figlio di Binnu. Tutto fu contato e
pesato; e nello stesso tempo si prese nota del peso totale.
Gli esuli, tornati dall'esilio, offrirono in olocausto al Dio d'Israele
dodici tori per tutto Israele, novantasei montoni, settantasette agnelli; e,
come sacrificio per il peccato, dodici capri: tutto questo, in olocausto al
SIGNORE. Poi presentarono i decreti del re ai satrapi del re e ai
governatori d'oltre il fiume, e questi furono ben disposti verso il popolo e
la casa di Dio.
CAPITOLO 9
Preghiera e confessione di Esdra a causa dei matrimoni con straniere
De 7:1-6; Ne 9 (Da 9) Sl 119:136; 2Co 11:2
Quando queste cose furono finite, i capi si avvicinarono a me, dicendo: «Il
popolo d'Israele, i sacerdoti e i Leviti non si sono separati dai popoli di
questi paesi, ma imitano le abominazioni dei Cananei, degli Ittiti, dei
Ferezei, dei Gebusei, degli Ammoniti, dei Moabiti, degli Egiziani e degli
Amorei. Infatti hanno preso le loro figlie come mogli per sé e per i propri
figli e hanno mescolato la stirpe santa con i popoli di questi paesi; i capi
e i magistrati sono stati i primi a commettere questa infedeltà».
Quando seppi questo, mi stracciai le vesti e il mantello, mi strappai i
capelli dalla testa e i peli della barba, e mi sedetti costernato. Allora
tutti quelli che tremavano alle parole del Dio d'Israele si radunarono
presso di me a causa dell'infedeltà di quanti erano tornati dall'esilio. Io
rimasi così seduto e costernato, fino al momento dell'offerta della sera. Al
momento dell'offerta della sera, mi alzai dalla mia umiliazione, con le
vesti e con il mantello stracciati, caddi in ginocchio e, stendendo le mani
verso il SIGNORE, mio Dio, dissi:
«Mio Dio, io sono confuso; e mi vergogno, mio Dio, di alzare a te la mia
faccia, perché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra
testa, e la nostra colpa è così grande che giunge al cielo. Dal tempo dei
nostri padri fino a oggi siamo stati grandemente colpevoli; e a causa delle
nostre iniquità, noi, i nostri re e i nostri sacerdoti, siamo stati messi in
mano ai re dei paesi stranieri, in balìa della spada, dell'esilio, della
rapina e del disonore, come si vede anche oggi. Ora, per un breve momento,
il SIGNORE, nostro Dio, ci ha fatto grazia, lasciandoci alcuni superstiti, e
concedendoci un asilo nel suo santo luogo, per illuminare i nostri occhi e
darci un po' di sollievo nella nostra schiavitù. Noi infatti siamo schiavi;
ma il nostro Dio non ci ha abbandonati nella nostra schiavitù. Anzi ci ha
fatto trovare benevolenza verso i re di Persia, i quali ci hanno dato tanto
sollievo da poter rialzare la casa del nostro Dio e restaurare le sue
rovine, e ci hanno concesso un luogo di riposo in Giuda e a Gerusalemme.
Ora, nostro Dio, che possiamo dire dopo questo? Noi infatti abbiamo
abbandonato i tuoi comandamenti, quelli che ci hai dati mediante i profeti,
tuoi servitori, dicendo: "Il paese nel quale entrate per prenderne possesso,
è un paese reso impuro dalla corruzione dei popoli di questi paesi, dalle
pratiche abominevoli con le quali lo hanno riempito da un'estremità
all'altra con le loro contaminazioni. Ora dunque non date le vostre figlie
ai loro figli, e non prendete le loro figlie per i vostri figli, e non
ricercate la loro prosperità né il loro benessere, e così diventerete voi
forti, mangerete i migliori prodotti del paese, e potrete lasciarlo in
eredità perenne ai vostri figli". Ora, dopo tutto quello che ci è accaduto a
causa delle nostre azioni malvagie e delle nostre grandi colpe, poiché tu,
nostro Dio, ci hai puniti meno severamente di quanto le nostre colpe
avrebbero meritato, e hai conservato di noi un residuo come questo, dovremmo
di nuovo violare i tuoi comandamenti e imparentarci con questi popoli
abominevoli? La tua ira non s'infiammerebbe forse contro di noi fino a
consumarci e a non lasciar più né residuo né superstite? SIGNORE, Dio
d'Israele, tu sei giusto, e perciò oggi noi siamo ridotti a un residuo di
scampati. Eccoci davanti a te a riconoscere la nostra colpa; poiché per
essa, noi non potremmo resistere in tua presenza!»
CAPITOLO 10
Licenziamento delle mogli straniere
Ed 9; Ne 13:23-30; 2Co 7:10-11
Mentre Esdra pregava e faceva questa confessione piangendo e prostrato
davanti alla casa di Dio, si radunò intorno a lui una grandissima folla di
Israeliti, uomini, donne e bambini; e il popolo piangeva a dirotto.
Allora Secania, figlio di Ieiel, uno dei figli di Elam, disse a Esdra: «Noi
siamo stati infedeli al nostro Dio, sposando donne straniere prese dai
popoli di questo paese. Tuttavia, rimane ancora, a questo riguardo, una
speranza a Israele. Facciamo un patto con il nostro Dio e impegniamoci a
rimandare tutte queste donne e i figli nati da loro, come consigliano il mio
signore e quelli che tremano davanti ai comandamenti del nostro Dio: si
faccia quello che vuole la legge. Alzati, perché questo è compito tuo, e noi
saremo con te. Fatti coraggio e agisci!»
Allora Esdra si alzò, fece giurare ai capi dei sacerdoti, dei Leviti, e di
tutto Israele che avrebbero fatto come era stato detto. E quelli giurarono.
Così Esdra si alzò davanti alla casa di Dio e andò nella camera di Iocanan,
figlio di Eliasib; e dopo esserci entrato, non mangiò pane né bevve acqua,
perché faceva cordoglio per l'infedeltà di quelli che erano stati in esilio.
Si proclamò in Giuda e a Gerusalemme che tutti i reduci dall'esilio si
radunassero a Gerusalemme; e che chiunque non fosse venuto entro tre giorni,
seguendo il consiglio dei capi e degli anziani, tutti i suoi beni gli
sarebbero stati confiscati, ed egli stesso sarebbe stato escluso dalla
comunità dei reduci dall'esilio.
Così tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si radunarono a Gerusalemme
entro i tre giorni. Era il ventesimo giorno del nono mese. Tutto il popolo
stava sulla piazza della casa di Dio, tremante a causa di questo fatto e
della gran pioggia. Il sacerdote Esdra si alzò e disse loro: «Voi avete
commesso un'infedeltà, sposando donne straniere, e avete reso Israele ancora
più colpevole. Ma ora confessate la vostra colpa al SIGNORE, Dio dei vostri
padri, e fate la sua volontà! Separatevi dai popoli di questo paese e dalle
donne straniere!»
Allora tutta l'assemblea rispose e disse ad alta voce: «Sì, dobbiamo fare
come tu hai detto! Ma il popolo è molto numeroso, piove molto e non possiamo
stare allo scoperto; e questa non è faccenda di un giorno o due, poiché
siamo stati in molti a commettere questo peccato. Rimangano dunque qui i
capi di tutta l'assemblea; e tutti quelli che, nelle nostre città, hanno
sposato donne straniere vengano nei tempi stabiliti, con gli anziani e con i
giudici di ogni città, finché non sia allontanata da noi l'ardente ira del
nostro Dio, per questa infedeltà.
Ionatan, figlio di Asael, e Iazia, figlio di Ticva, appoggiati da Mesullam e
dal Levita Sabtai, furono i soli a opporsi a questo; ma i reduci dall'esilio
fecero a quel modo. Furono scelti il sacerdote Esdra e alcuni capi famiglia,
secondo le loro case patriarcali, tutti designati per nome, i quali
cominciarono a riunirsi il primo giorno del decimo mese, per esaminare i
fatti. Il primo giorno del primo mese avevano finito di occuparsi di quanti
avevano sposato donne straniere.
Tra i figli dei sacerdoti, che avevano sposato donne straniere, si trovarono
dei figli di Iesua, figlio di Iosadac, e tra i suoi fratelli: Maaseia,
Eliezer, Iarib e Ghedalia. Essi promisero, dando la mano, di mandar via le
loro mogli, e offrirono un montone come sacrificio per la loro colpa. Dei
figli di Immer: Canani e Zebadia. Dei figli di Carim: Maaseia, Elia, Semaia,
Ieiel e Uzzia. Dei figli di Pasur: Elioenai, Maaseia, Ismael, Netaneel,
Iozabad, Elasa.
Dei Leviti: Iozabad, Simei, Chelaia, detto anche Chelita, Petaia, Giuda ed
Eliezer.
Dei cantori: Eliasib. Dei portinai: Sallum, Telem e Uri.
E degli Israeliti: dei figli di Paros: Ramia, Izzia, Malchia, Miiamin,
Eleazar, Malchia e Benaia. Dei figli di Elam: Mattania, Zaccaria, Ieiel,
Abdi, Ieremot ed Elia. Dei figli di Zattu: Elioenai, Eliasib, Mattania,
Ieremot, Zabad e Aziza. Dei figli di Bebai: Iocanan, Anania, Zabbai, Atlai.
Dei figli di Bani: Mesullam, Malluc, Adaia, Iasub, Seal e Ramot. Dei figli
di Paat-Moab: Adna, Chelal, Benaia, Maaseia, Mattania, Besaleel, Binnui e
Manasse. Dei figli di Carim: Eliezer, Isiia, Malchia, Semaia, Simeone,
Beniamino, Malluc, Semaria. Dei figli di Casum: Mettenai, Mattatta, Zabad,
Elifelet, Ieremai, Manasse, Simei. Dei figli di Bani: Maadai, Amram, Uel,
Benaia, Bedia, Cheluu, Vania, Meremot, Eliasib, Mattania, Mattenia, Iaasai,
Bani, Binnui, Simei, Selemia, Natan, Adaia, Macnadbai, Sasai, Sarai, Azareel,
Selemia, Semaria, Sallum, Amaria, Giuseppe. Dei figli di Nebo: Ieiel,
Mattitia, Zabad, Zebina, Iaddai, Ioel, Benaia.
Tutti questi avevano preso delle mogli straniere; e ce n'erano di quelli che
da queste mogli avevano avuto dei figli.