CAPITOLO 1

Lamento del profeta su Gerusalemme


La 2; 4; Sl 79
Come siede solitaria la città una volta tanto popolosa!
È diventata simile a una vedova,
lei che era grande fra le nazioni;
è stata ridotta tributaria,
lei che era principessa fra le provincie!
Essa piange, piange, durante la notte,
le lacrime le rigano le guance;
fra tutti i suoi amanti non ha chi la consoli;
tutti i suoi amici l'hanno tradita,
le sono diventati nemici.
Giuda è in esilio, vittima di oppressione e di dura schiavitù;
abita fra le nazioni,
ma non trova riposo;
tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto mentre si trovava nell'angoscia.
Le vie di Sion sono in lutto, perché nessuno viene più alle solenni convocazioni;
tutte le sue porte sono deserte;
i suoi sacerdoti sospirano,
le sue vergini sono addolorate, ed essa stessa è piena d'amarezza.
I suoi avversari hanno preso il sopravvento, i suoi nemici prosperano;
poiché il SIGNORE l'ha afflitta
per i suoi innumerevoli peccati;
i suoi bambini sono andati in schiavitù, davanti al nemico.
Dalla figlia di Sion se n'è andato tutto il suo splendore;
i suoi capi sono diventati come cervi
che non trovano pascolo
e se ne vanno spossati davanti a colui che li insegue.
Nei giorni della sua afflizione, della sua vita raminga, Gerusalemme si ricorda
di tutti i beni preziosi che possedeva fin dai giorni antichi;
ora che il suo popolo è caduto in mano dell'avversario e nessuno la soccorre,
i suoi nemici la guardano e ridono del suo misero stato.
Gerusalemme ha gravemente peccato;
perciò è divenuta come una cosa impura;
tutti quelli che la onoravano la disprezzano, perché hanno visto la sua nudità;
lei stessa sospira, e volta la faccia.
La sua sozzura era nelle pieghe della sua veste; lei non pensava alla sua fine;
perciò è caduta in modo sorprendente, e nessuno la consola.
«O SIGNORE, vedi la mia afflizione,
perché il nemico trionfa!»
L'avversario ha steso la mano
su quanto lei aveva di più caro;
infatti ha visto i pagani entrare nel suo santuario;
quei pagani, riguardo ai quali tu avevi comandato che non entrassero nella tua assemblea.
Tutto il suo popolo sospira, cerca pane;
dà le cose sue più preziose in cambio di cibo,
per poter sopravvivere.
«Guarda, SIGNORE, vedi in che misero stato sono ridotta!»
«Nulla di simile vi accada, o voi che passate di qui!
Osservate, guardate, se c'è dolore simile al dolore che mi tormenta,
e con il quale il SIGNORE mi ha colpita
nel giorno della sua ardente ira.
Egli dall'alto ha scagliato un fuoco,
l'ha fatto discendere nelle mie ossa;
ha teso una rete ai miei piedi,
mi ha rovesciata a terra;
mi ha gettata nella desolazione, in un languore senza fine.
La sua mano ha legato il giogo dei miei peccati,
che s'intrecciano, gravano sul mio collo;
egli ha stroncato la mia forza;
il Signore mi ha dato in mani, alle quali non posso resistere.
Il Signore ha abbattuto dentro le mura tutti i miei prodi;
ha raccolto contro di me una grande moltitudine,
per schiacciare i miei giovani;
il Signore ha calcato, come in un tino, la vergine figlia di Giuda.
Per questo, io piango; i miei occhi, i miei occhi si sciolgono in lacrime,
perché da me è lontano il consolatore, che può ravvivare la mia vita.
I miei figli sono desolati, perché il nemico ha trionfato».
Sion stende le mani...
non c'è nessuno che la consoli;
il SIGNORE ha comandato ai nemici di Giacobbe di circondarlo da tutte le parti.
Gerusalemme è, in mezzo a loro, come una cosa impura.
«Il SIGNORE è giusto,
poiché io mi sono ribellata alla sua parola.
Ascoltate, o popoli tutti, e vedete il mio dolore!
Le mie vergini e i miei giovani sono stati portati in schiavitù.
Io ho chiamato i miei amanti, ma essi mi hanno ingannata;
i miei sacerdoti e i miei anziani nella città hanno esalato l'ultimo respiro,
mentre cercavano cibo
per poter sopravvivere.
Guarda, SIGNORE, come sono angosciata! Le mie viscere si commuovono,
il cuore mi si sconvolge in seno,
perché la mia ribellione è stata grave.
Fuori, la spada mi priva dei figli; dentro, è la morte.
Mi sentono sospirare... non c'è chi mi consoli.
Tutti i miei nemici hanno udito la mia sciagura,
e si rallegrano di ciò che tu hai fatto;
fa' venire il giorno che hai annunziato, e allora saranno come me.
Tieni presente tutta la loro malvagità,
e trattali come hai trattato me
a causa di tutti i miei peccati.
I miei sospiri infatti sono numerosi, e il mio cuore è languente».

CAPITOLO 2

La rovina di Gerusalemme


(1Re 9:6-9; 2R 21:12-15; Gr 19) La 1; 4; Ap 6:17
Come mai il Signore, nella sua ira, ha coperto di una nube oscura la figlia di Sion?
Egli ha gettato dal cielo in terra la gloria d'Israele,
e non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi,
nel giorno della sua ira!
Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i territori di Giacobbe;
nella sua ira, ha rovesciato,
ha atterrato le fortezze della figlia di Giuda,
ne ha profanato il regno e i capi.
Nella sua ira ardente, ha infranto tutta la potenza d'Israele;
ha ritirato la propria destra in presenza del nemico;
ha consumato Giacobbe come fuoco fiammeggiante
che divora tutto intorno.
Ha teso il suo arco come il nemico;
ha alzato la destra come un avversario;
ha trucidato tutti quelli che erano più cari a vedersi;
ha riversato il suo furore come un fuoco sulla tenda della figlia di Sion.
Il Signore è divenuto come un nemico;
ha divorato Israele; ha divorato tutti i suoi palazzi;
ha distrutto le sue fortezze;
ha moltiplicato alla figlia di Giuda i lamenti e i gemiti.
Ha spogliato la sua capanna come un giardino;
ha distrutto il luogo del suo convegno;
il SIGNORE ha fatto dimenticare in Sion le feste solenni e i sabati,
e, nell'indignazione della sua ira, ha rigettato re e sacerdoti.
Il Signore ha provato disgusto per il suo altare; ha detestato il suo santuario;
ha dato i muri dei palazzi di Sion in mano dei nemici,
i quali hanno alzato grida nella casa del SIGNORE,
come in un giorno di festa.
Il SIGNORE ha deciso di distruggere le mura della figlia di Sion;
ha steso la corda, non ha ritirato la mano, prima d'averli distrutti;
ha coperto di lutto bastioni e mura;
gli uni e le altre sono distrutti.
Le sue porte sono sprofondate in terra;
egli ha distrutto, spezzato le sue sbarre;
il suo re e i suoi capi sono fra le nazioni;
non c'è più legge, e
anche i suoi profeti non ricevono più visioni dal SIGNORE.
Gli anziani della figlia di Sion stanno per terra in silenzio;
si sono gettati della polvere sul capo,
si sono vestiti di sacchi;
le vergini di Gerusalemme curvano il capo al suolo.
I miei occhi si consumano in lacrime,
le mie viscere si commuovono,
il mio fegato si spande in terra
per il disastro della figlia del mio popolo,
al pensiero dei bambini e dei lattanti
che venivano meno per le piazze della città.
Essi chiedevano alle loro madri:
«Dov'è il pane, dov'è il vino?...»
Intanto venivano meno come feriti a morte nelle piazze della città,
ed esalavano l'ultimo respiro sul seno delle loro madri.
Che ti dirò? A che ti paragonerò, o figlia di Gerusalemme?
Chi troverò simile a te per consolarti,
vergine figlia di Gerusalemme?
Infatti la tua ferita è larga quanto il mare;
chi potrà guarirti?
I tuoi profeti hanno avuto per te visioni vane e illusorie;
non hanno messo a nudo la tua iniquità,
per distogliere da te la deportazione;
le profezie che hanno fatto a tuo riguardo non erano che oracoli vani e seduttori.
Tutti i passanti battono le mani al vederti;
fischiano e scuotono il capo quando vedono la figlia di Gerusalemme:
«È questa la città che la gente chiamava una bellezza perfetta,
la gioia di tutta la terra?»
Tutti i tuoi nemici aprono larga la bocca contro di te;
fischiano, digrignano i denti,
dicono: «L'abbiamo inghiottita!
Sì, questo è il giorno che aspettavamo; ci siamo giunti, lo vediamo!»
Il SIGNORE ha fatto quanto si era proposto;
ha adempiuto la parola che aveva pronunziata fin dai giorni antichi;
ha distrutto senza pietà;
ha fatto di te la gioia del nemico;
ha esaltato la potenza dei tuoi avversari.
Il loro cuore grida al Signore:
O mura della figlia di Sion, spandete lacrime come un torrente, giorno e notte!
Non vi date pace,
non abbiano riposo le pupille degli occhi vostri!
Alzatevi, gridate di notte, al principio di ogni veglia!
Spandete come acqua il vostro cuore davanti alla faccia del Signore!
Alzate le mani verso di lui per la vita dei vostri bambini,
che vengono meno per la fame agli angoli di tutte le strade!
«Guarda, SIGNORE, considera! Chi mai hai trattato così?
Delle donne hanno divorato il frutto del loro seno,
i bambini che accarezzavano!
Sacerdoti e profeti sono stati massacrati nel santuario del Signore!
Bambini e vecchi giacciono a terra nelle vie;
le mie vergini e i miei giovani sono caduti per la spada;
tu li hai uccisi nel giorno della tua ira,
li hai massacrati senza pietà.
Tu hai convocato, come a un giorno di festa solenne, i miei terrori da tutte le parti;
nel giorno dell'ira del SIGNORE non c'è stato superstite né fuggiasco;
quelli che io avevo accarezzati e allevati,
il mio nemico li ha consumati!»

CAPITOLO 3

Dolori e conforti


(Gb 16:6-16; 19:5-21)(Sl 88; 102:1-12)
Io sono l'uomo che ha visto l'afflizione
sotto la verga del suo furore.
Egli mi ha condotto, mi ha fatto camminare nelle tenebre
e non nella luce.
Sì, contro di me di nuovo volge la sua mano
tutto il giorno.
Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha spezzato le mie ossa.
Ha costruito contro di me e mi ha circondato
di veleno e di affanno.
Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi,
come quelli che sono morti da lungo tempo.
Mi ha circondato di un muro, perché non esca;
mi ha caricato di pesanti catene.
Anche quando grido e chiamo aiuto,
egli chiude l'accesso alla mia preghiera.
Egli mi ha sbarrato la via con blocchi di pietra,
ha sconvolti i miei sentieri.
È stato per me come un orso in agguato,
come un leone in luoghi nascosti.
Mi ha sviato dal mio cammino, e mi ha squarciato,
mi ha reso desolato.
Ha teso il suo arco, mi ha posto
come bersaglio delle sue frecce.
Mi ha fatto penetrare nelle reni
le frecce della sua faretra.
Io sono diventato lo scherno di tutto il mio popolo,
la sua canzone di tutto il giorno.
Egli mi ha saziato d'amarezza,
mi ha abbeverato d'assenzio.
Mi ha spezzato i denti con la ghiaia,
mi ha affondato nella cenere.
Tu mi hai allontanato dalla pace,
io ho dimenticato il benessere.
Io ho detto: «È sparita la mia fiducia,
non ho più speranza nel SIGNORE!»

Mi 7:7-10 (Sl 42:7-12; 77:2-14; 130)
Ricòrdati della mia afflizione, della mia vita raminga,
dell'assenzio e del veleno!
Io me ne ricordo sempre,
e ne sono intimamente prostrato.
Ecco ciò che voglio richiamare alla mente,
ciò che mi fa sperare:
è una grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti;
le sue compassioni infatti non sono esaurite;
si rinnovano ogni mattina.
Grande è la tua fedeltà!
«Il SIGNORE è la mia parte», io dico,
«perciò spererò in lui».
Il SIGNORE è buono con quelli che sperano in lui,
con chi lo cerca.
È bene aspettare in silenzio
la salvezza del SIGNORE.
È bene per l'uomo
portare il giogo della sua giovinezza.
Si sieda solitario e stia in silenzio
quando il SIGNORE glielo impone!
Metta la sua bocca nella polvere!
forse c'è ancora speranza.
Porga la guancia a chi lo percuote,
si sazi pure di offese!
Il Signore infatti
non respinge per sempre;
ma, se affligge,
ha pure compassione, secondo la sua immensa bontà;
poiché non è volentieri che egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
Quando uno schiaccia sotto i piedi
tutti i prigionieri della terra,
quando uno vìola i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
quando si fa torto a qualcuno nella sua causa,
il Signore non lo vede forse?
Chi mai dice una cosa che si avveri,
se il Signore non l'ha comandato?
Il male e il bene
non procedono forse dalla bocca dell'Altissimo?
Perché si rammarica la creatura vivente?
L'uomo vive malgrado i suoi peccati!

1R 8:46-51; De 4:29-31
Esaminiamo la nostra condotta, valutiamola,
e torniamo al SIGNORE!
Eleviamo le mani e i nostri cuori
a Dio nei cieli!
«Noi abbiamo peccato, siamo stati ribelli,
e tu non hai perdonato.
Ti sei avvolto nella tua ira, e ci hai inseguiti;
tu hai ucciso senza pietà;
ti sei avvolto in una nuvola,
perché la preghiera non potesse raggiungerti;
tu hai fatto di noi delle spazzature, dei rifiuti,
in mezzo ai popoli.
Tutti i nostri nemici
aprono larga la bocca contro di noi.
Ci sono toccati il terrore, la fossa,
la desolazione e la rovina».
I miei occhi si sciolgono in fiumi di lacrime
per la rovina della figlia del mio popolo.

(Gr 18:18-23; 38:4-13)(Sl 69; 142)
L'occhio mio piange senza posa,
senza alcun riposo,
finché dal cielo
il SIGNORE non guardi e non veda il nostro stato.
L'occhio mio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
Quelli che mi sono nemici senza motivo
mi hanno dato la caccia come a un uccello.
Hanno voluto annientare la mia vita nella fossa,
mi hanno gettato pietre addosso.
Le acque salivano fin sopra il mio capo;
io dicevo: «È finita per me!»
Io ho invocato il tuo nome, o SIGNORE,
dal fondo della fossa;
tu hai udito la mia voce;
non chiudere l'orecchio al mio sospiro, al mio grido!
Nel giorno che io ti ho invocato ti sei avvicinato;
tu hai detto: «Non temere!»
O Signore, tu hai difeso la mia causa,
tu hai redento la mia vita.
O SIGNORE, tu vedi il torto che mi è fatto,
giudica tu la mia causa!
Tu vedi tutto il loro rancore,
tutte le loro macchinazioni contro di me.
Tu odi i loro insulti, SIGNORE,
tutte le loro macchinazioni contro di me,
il linguaggio dei miei avversari e ciò
che meditano contro di me tutto il giorno!
Guarda! quando si siedono, quando si alzano,
io sono la loro canzone.
Tu li retribuirai, SIGNORE,
secondo l'opera delle loro mani.
Darai loro indurimento di cuore,
la tua maledizione.
Li inseguirai nella tua ira, e li sterminerai
sotto i cieli del SIGNORE.

CAPITOLO 4

Titolo

Lamentazioni sulla sorte del popolo
La 1; 2 (Ro 2:2-6; Ga 6:7)
Come mai
si è oscurato l'oro,
s'è alterato l'oro più puro?
Come mai le pietre del santuario si trovano sparse
qua e là agli angoli di tutte le strade?
I nobili figli di Sion,
pregiati come oro fino,
come mai sono considerati quali vasi di terra,
opera di mani di vasaio?
Perfino gli sciacalli porgono le mammelle
e allattano i loro piccoli;
la figlia del mio popolo è divenuta crudele,
come gli struzzi del deserto.
La lingua del lattante gli si attacca al palato,
per la sete;
i bambini chiedono pane,
e non c'è chi gliene dia.
Quelli che si nutrivano di cibi delicati
cadono d'inedia per le strade;
quelli che erano allevati nella porpora
abbracciano il letamaio.
Il castigo dell'iniquità della figlia del mio popolo è più grande
di quello del peccato di Sodoma,
che fu distrutta in un attimo,
senza che mano d'uomo la colpisse.
I suoi prìncipi erano più splendenti della neve,
più bianchi del latte;
avevano il corpo più vermiglio del corallo,
il loro volto era uno zaffiro.
Il loro aspetto ora è più cupo del nero;
non si riconoscono più per le vie;
la loro pelle è attaccata alle ossa,
è secca, è diventata come il legno.
Gli uccisi di spada sono stati più felici
di quelli che muoiono di fame;
poiché questi deperiscono estenuati,
per mancanza di prodotti dei campi.
Mani di donne, sebbene pietose,
hanno fatto cuocere i propri bambini,
sono serviti loro di cibo,
nella rovina della figlia del mio popolo.
Il SIGNORE ha esaurito il suo furore,
ha riversato la sua ira ardente,
ha acceso in Sion un fuoco
che ne ha divorato le fondamenta.
Né i re della terra
né alcun abitante del mondo avrebbero mai creduto
che l'avversario, il nemico, sarebbe entrato
nelle porte di Gerusalemme.
Così è avvenuto a causa dei peccati dei suoi profeti,
delle iniquità dei suoi sacerdoti,
che hanno sparso nel mezzo di lei
il sangue dei giusti.
Essi vagavano come ciechi per le strade,
sporchi di sangue,
in modo che non si potevano
toccare le loro vesti.
«Fatevi in là! Un impuro!» si gridava al loro apparire;
«Fatevi in là! Fatevi in là! Non lo toccate!»
Quando fuggivano, peregrinavano qua e là,
e si diceva fra le nazioni: «Non restino più qui!»
La faccia del SIGNORE li ha dispersi,
egli non volge più verso di loro il suo sguardo;
non si è portato rispetto ai sacerdoti,
non si è avuto pietà dei vecchi.
A noi si consumavano ancora gli occhi
in cerca di un soccorso, aspettato invano;
dai nostri posti di vedetta scrutavamo
la venuta d'una nazione che non poteva salvarci.
Si spiavano i nostri passi,
impedendoci di camminare per le nostre piazze.
«La nostra fine è prossima. I nostri giorni sono compiuti,
la nostra fine è giunta!»
I nostri persecutori sono stati più leggeri
delle aquile nei cieli;
ci hanno dato la caccia su per le montagne,
ci hanno teso agguati nel deserto.
Colui che ci fa respirare, l'unto del SIGNORE
è stato preso nelle loro fosse;
egli, del quale dicevamo:
«Alla sua ombra noi vivremo tra le nazioni».
Esulta, gioisci, o figlia di Edom,
che risiedi nel paese di Uz!
Anche fino a te passerà la coppa;
tu ti ubriacherai e ti denuderai.
Il castigo della tua iniquità è finito, o figlia di Sion!
Egli non ti manderà più in esilio;
egli punisce l'iniquità tua, o figlia di Edom,
mette allo scoperto i tuoi peccati.

CAPITOLO 5

La situazione dopo la conquista di Gerusalemme


Sl 79; Is 8:17
Ricòrdati, SIGNORE, di quello che ci è avvenuto!
Guarda e vedi la nostra infamia!
La nostra eredità è passata agli stranieri,
le nostre case, agli estranei.
Noi siamo diventati orfani, senza padre,
le nostre madri sono come vedove.
Noi beviamo la nostra acqua dietro pagamento,
la nostra legna noi la compriamo.
Con il giogo sul collo, siamo inseguiti;
siamo spossati, non abbiamo riposo.
Abbiamo teso la mano verso l'Egitto e verso l'Assiria,
per saziarci di pane.
I nostri padri hanno peccato, e non sono più;
noi portiamo la pena delle loro iniquità.
Degli schiavi dominano su di noi
e non c'è chi ci liberi dalle loro mani.
Noi raccogliamo il nostro pane a rischio della nostra vita,
affrontando la spada del deserto.
La nostra pelle brucia come un forno
per l'arsura della fame.
Essi hanno disonorato le donne a Sion,
le vergini delle città di Giuda.
I capi sono stati impiccati dalle loro mani,
la persona anziana non è stata rispettata.
I giovani hanno portato le macine,
i ragazzini hanno vacillato sotto il carico della legna.
I vecchi hanno abbandonato la porta della città,
i giovani la musica dei loro strumenti.
La gioia è scomparsa dai nostri cuori,
le nostre danze sono mutate in lutto.
La corona ci è caduta dal capo;
guai a noi, perché abbiamo peccato!
Per questo langue il nostro cuore,
per questo si oscurano i nostri occhi:
perché il monte di Sion è desolato
e vi passeggiano le volpi.
Ma tu, SIGNORE, regni per sempre;
il tuo trono dura d'età in età.
Perché dovresti dimenticarci per sempre
e abbandonarci per lungo tempo?
Facci tornare a te, o SIGNORE, e noi torneremo!
Ridonaci dei giorni come quelli di un tempo!
Ci hai forse rigettati davvero?
Sei tu adirato fortemente contro di noi?