Buonafortuna, Malasorte ed altri inganni.   

                            (La storia di Buonuomo)                                                                                                      

   

      Buonuomo, di mestiere venditore ambulante, vittima della sconosciuta dea Ignoranza, sentì dire che per garantirsi il favore di Diounico (e pensava davvero di crederci!) occorresse votarsi alla protezione di Santomio: così poteva essere certo di vedere la buona riuscita di tutte le sue attività quotidiane.

 

Conosceva l’importanza di incontrare ogni giorno Buonafortuna, la famosa dea sorridente, e non sottovalutava per niente i segnali che avrebbero potuto indicargli la possibilità   di incappare nelle perfide macchinazioni di Malasorte, sorellastra di Buonafortuna nonchè sua  eterna rivale.

Per cercare di prevedere i movimenti delle sorellastre, ogni settimana Buonuomo aveva un consulto con Sibilla (la sua negromante* e maga preferita) che gli dava istruzioni dettagliate riguardo al futuro, evocando, diceva lei, gli spiriti dei cari defunti di Buonuomo.

Così Buonuomo ogni mattina caricava il suo furgoncino con il meglio delle sue merci, controllava che l’adesivo di Santomio fosse ben in evidenza sul lato destro del parabrezza insieme a tutta una serie di figurine di altri santi, a suo dire minori, (per respingere, come uno scudo, secondo lui, ogni influenza negativa), e partiva, ansioso di incontrare quanto prima la sua bella e desiderata Buonafortuna.

 

Non dimenticava mai di fare il segno delle corna verso il primo angolo che incontrava (poteva celarsi un agguato di Malasorte!), di scrutare l’espressione di tutte le persone che incrociava per vedere come lo guardassero e, nel caso incontrasse Malocchio, fare uno scongiuro rapido  ed un’invocazione al suo  caro protettore Santomio.

 

Aveva anche badato a proteggersi le spalle.

Sul retro del suo automezzo una bella scritta a caratteri cubitali diceva:

“AUGURO A TE QUELLO CHE AUGURI A ME”.

 

Il problema degli incontri frontali lo aveva risolto con un “INVIDIA CREPA” in evidenza sulla carrozzeria davanti.

L’aria interna era “purificata” e controllata dalla presenza di un corno rosso e di una statuetta della sua dea preferita, Miaregina, che lo proteggeva, a suo dire, dall’eventuale presenza di spiriti maligni.

 

Cosi, ben sistemato, secondo il suo modo di vedere, partiva per la giornata lavorativa.

 

Ma sotto sotto, Buonuomo, lo sentiva, non era lo stesso tranquillo.

Non lo era perché notava sempre che, nonostante i suoi sforzi, nell’arco della giornata incontrava invariabilmente Malasorte.

Se non trovava momentaneamente le chiavi, o forava una gomma, o se nascevano altri piccoli contrattempi, egli pensava che questi fossero i segnali indicatori che Malasorte, come sempre, litigava con  Buonafortuna per arrivare a fargli del male.

Buonafortuna cercava di proteggerlo nei limiti del possibile dagli attacchi della sorellastra, ma non sempre aveva la meglio sulla perfida Malasorte.

 

La diversità di carattere di Buonafortuna e Malasorte era dovuta al fatto di avere la madre in comune ma il padre diverso. Infatti, erano entrambe figlie di Mammona**, ma, mentre Buonafortuna era figlia di Buondio, Malasorte era nata da una precedente relazione di Mammona con Diomalvagio.

Così gli avevano insegnato e così, Buonuomo, credeva.

 

Buonuomo era costantemente impegnato a valutare gli effetti delle influenze spirituali sulla sua vita: se la giornata partiva bene era merito del suo Santomio. Se per tre giorni di seguito gli accadeva una disgrazia, il giorno dopo aggiungeva una figura sul parabrezza e imprecava dieci volte contro Malasorte prima di partire.

Se incontrava subito molti clienti, s’inginocchiava un attimo per ringraziare Buonafortuna e baciare la statua di Miaregina sul cruscotto.

Se il suo portafoglio a sera era troppo vuoto, imprecava bestemmiando Diomalvagio; viceversa, era appena appena riconoscente verso Buondio se gli affari erano andati bene.

 

Così Buonuomo trascorreva la sua vita, preso un po’ della paura, un po’ dalla rabbia, a tratti (brevi, in verità) felice; vittima del vortice dei suoi sentimenti e, in fondo, della sconosciuta e invisibile dea Ignoranza che, senza farsi notare, gli impediva di conoscere il pensiero e la volontà di quel Dio unico ed onnipotente nel quale Buonuomo diceva di credere!  In realtà Buonuomo era succube del suo personale olimpo di falsi dei, ma non riusciva in nessun modo a  comprendere dove stava l’origine dei suoi problemi.

 

°°°°°

 

Potrà mai Buonuomo essere liberato da questa terribile condizione?

Vorrà esserlo?

Basterebbe rivolgersi a Dio ed al “Libro della Verità” che Ignoranza tiene nascosto.

Ma come fare?

Dove trovare il Libro?….

 

°°°°°

 

 

…Buonuomo portò avanti ancora per qualche anno la sua solita vita senza pensarci troppo,sballottato fra gli umori di Buonafortuna e le invidie di  Malasorte, fino a quando un giorno, stanco e avvilito, si ricordò di Diounico. Gridò a Lui, dicendogli, come una supplica:

“ Salvami: sono perduto!”

 

Subito dopo si rese conto che era la prima volta che si rivolgeva a Diounico con tutto il cuore.

 

Allora Diounico, come risposta a quella preghiera ( sincera, e finalmente rivolta a Lui, il vero e unico Dio) decise di aiutarlo.

 

Cominciò subito a realizzare, come una luce, che fino a quel momento aveva pensato di credere in Diounico, ma realmente aveva confidato nella benevolenza di tutti gli altri “personaggi” (vivi, morti, immaginari) che popolavano la sua sfera spirituale!

 

Santomio, Sibilla, Miaregina, Buonafortuna, Malasorte, Mammona, Diomalvagio, Buondio, divennero, giorno dopo giorno, solo vuote figure dietro le quali si celava sicuramente  l’inganno di qualcuno.

 

All’improvviso tutti costoro (falsi dei) apparvero insufficienti al suo vero bisogno.

 

Diounico continuò ad intervenire in suo favore.

Mandò sulla sua strada Conoscenza, una vicina di casa che  Buonuomo aveva sempre ammirato per la serenità dimostrata in ogni circostanza della vita. (E pure lei, di problemi, ne aveva!).

Non era abitudine di Conoscenza  fermarsi con Buonuomo, ma un giorno la donna sentì una spinta irrefrenabile a gridare verso Buonuomo, il quale si apprestava, come sempre, a partire per la sua giornata, queste parole:

 

“Rivolgiti a Gesù. Egli è la Via, la Verità, e la Vita! Leggi il Suo Libro! “

 

Buonuomo non aveva mai sentito nominare un Libro che parlasse della vera Via, della Verità e della vera Vita. Si mise subito a cercarlo.

Non gli fu difficile trovarlo. Scoprì che Ignoranza lo aveva nascosto a casa di Pigrizia (intima amica di Ignoranza), negli scaffali polverosi della biblioteca.

Prese il Libro, lo portò a casa, e cominciò a leggere. Apri a caso, più o meno a metà. I suoi occhi lessero:

 

 

Io alzo gli occhi verso i monti.

Da dove mi verrà l’aiuto?

Il mio aiuto viene dal Signore

che ha fatto i cieli e la terra..

 

Erano le parole di un salmo meraviglioso!

 

Continuo’ la lettura:

 

Egli non permetterà che il tuo piede vacilli;

colui che ti protegge non sonnecchierà.

Ecco colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà.

Il Signore è colui che ti protegge;

Il Signore è la tua ombra;

Egli sta alla tua destra.

Di giorno il sole non ti colpirà,

né la luna di notte.

Il Signore ti preserverà da ogni male,

Egli proteggerà l’anima tua.

Il Signore ti proteggerà, quando esci

e quando entri, ora e sempre.

 

Si fermò a pensare: “ Strano. Nessuno mi  ha mai detto queste cose…”

 

Sfogliò ancora il Libro. Molte pagine più avanti lo colpirono queste parole, scritte nel vangelo di  Giovanni, al capitolo 3 (versi 14-21). Erano parole di verità, pronunciate da Gesù Cristo in persona, il Figlio di Dio:

          

“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.

Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Infatti Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figliuol di Dio.

E il giudizio è questo: che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie.

Poiché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, perché le sue opere non siano riprovate;

ma chi mette in pratica la verità viene alla luce, affinché le opere sue siano manifestate, perché son fatte in Dio.”

            

Pensò, leggendo, che, in realtà, anche lui aveva amato le opere delle tenebre.

 

Considerò che, in fondo, tanto “Buonuomo” come faceva credere il suo nome, non era.  Si ricordò degli imbrogli, delle bugie, dei piccoli furti; cose a cui non aveva dato importanza, ma che ora gli apparivano, alla luce della Verità, come opere     delle tenebre.

Ma più di ogni altra cosa lo faceva soffrire il fatto di non aver creduto in Gesù Cristo. Fino a quel giorno anche lui aveva innalzato tutti, per la  sua salvezza, tranne Gesù.

             

Andò a trovare la storia del serpente di rame a cui Gesù faceva riferimento. Era nel libro dei Numeri, al capitolo 21, versi 4-9.

Comprese che anche lui, come il popolo ebreo nel deserto ai tempi di Mosè, aveva trasformato in idolo uno “strumento” che Dio voleva usare soltanto per  indicare la via della salvezza. Così anche lui era caduto nella maledizione e nella condanna dell’idolatria, della superstizione e della divinazione.*

 

Sentiva ora un forte bisogno di essere liberato, ma ancora non capiva come fare.

 

Per qualche giorno provò a dimenticare tutto, ma aveva nel cuore un disagio, qualcosa che non sapeva bene definire, come un agitazione, che lo spingeva a cercare ancora la verità.

Tornò alla lettura del Libro. Scoprì, nel secondo libro dei RE, al capitolo 18, che il re Ezechia, molti anni dopo, dovette distruggere quel serpente di rame che Mosè aveva innalzato perché il popolo gli offriva preghiere ed incenso, dimenticandosi di Dio!

               

Continuò la lettura. Al capitolo 4 del vangelo di Giovanni  vide come Gesù parlò amorevolmente ad una donna samaritana che chiedeva dove e come pregare:

Dio è Spirito” le spiegò Gesù, “ e quelli che lo adorano bisogna che lo adorino in spirito e verità! “(versi 21-24).                           

            

Si fermò a riflettere.

            

Questo voleva forse dire che bisognava pregare  davanti all’invisibile (Spirito), basandosi soltanto sulla verità?

Ma cos’era  la “Verità”?  

        

Buonuomo si ricordò all’improvviso che la sua vicina Conoscenza gli aveva proprio gridato:

          

“Gesù è la Verità! ”              

            

I suoi occhi si rigarono lentamente di lacrime. Il suo cuore cominciava  a realizzare la verità. La sua mente comprendeva finalmente la logica ed il desiderio di Dio.

            

Adesso sapeva cosa fare! Si mise a pregare.  Semplicemente s’inginocchiò, lì dove si trovava. Aprì le sue labbra faticosamente e cominciò a parlare:

             

“Signore Gesù, perdonami. Perdona i miei peccati verso di te. Mi pento. Voglio innalzarti in ogni aspetto della mia vita. Non sapevo che posso credere in Te, ed essere davvero al sicuro. Grazie, perché finalmente ho capito che Tu solo sei il solo mediatore, l’unico che mi protegge, il solo Salvatore. E’ scritto nella tua Parola, che chiunque crede ed innalza Te, non perisce, ma riceve vita eterna. Adesso io credo, e per fede ricevo questa nuova vita. Non ti offenderò più. Con il tuo aiuto farò la tua volontà. Ti seguirò, metterò in pratica la tua Parola, e tu mi proteggerai dal male. Ne sono sicuro. ” 

 

Buonuomo si alzò da quella preghiera un po’  stanco, ma con grande gioia nel cuore.

Si sentiva finalmente a posto con il Padre celeste: perdonato, riconciliato, salvato per l’eternità. Era avvenuto un miracolo! Ora le parole di Gesù lo rassicuravano:

    

“ Chi crede in me non sarà giudicato!”

 

Poteva dimenticarle? Gesù stesso, ora, le ripeteva al suo cuore, ed egli riceveva fede e sicurezza!

   

Nei giorni successivi, si preoccupò di distruggere tutti i suoi idoli, (come aveva fatto il re Ezechia) per spezzare la maledizione dell’idolatria* e della superstizione* che c’era nella sua vita e riportare la vera fede e la vera  benedizione di Dio, dell’UNICO e VERO Dio creatore del cielo e della terra e del Suo figliolo Gesù Cristo..

Vide nel Libro che anche altri, credendo, avevano fatto così.***

    

Staccò le figure, le vecchie scritte dall’automezzo, spezzò le statuine, bruciò tutto e poi pregò ancora, appellandosi a quel Sangue che Gesù aveva versato sulla croce per la sua liberazione.

 

Da quel giorno, si rivolse soltanto al Padre celeste nel nome del suo Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

 

Il giorno dopo partì finalmente tranquillo per il suo lavoro.

           

Dopo qualche tempo ebbe l’idea di mettere una nuova frase sul vetro del suo furgoncino.       

Scrisse semplicemente: “GESU’ TI AMA!” .

            

E fu veramente felice.