C’erano due querce sopra la collina…

C’erano due querce sopra la collina…

Sopra una collina assolata  vi erano due giovani querce, amiche d’infanzia. Una era piantata in alto sul versante sud, dove soffiava spesso un forte vento di  Libeccio*, ed anche altri venti. Fin da piccola questa quercia, che si chiamava Sferzata,  era stata continuamente disturbata dal vento. Crescendo si accorse di essere contorta e deformata. I suoi rami  si erano piegati per favorire, come in uno sforzo disperato, la direzione del  vento  che spesso si era arrabbiato con lei e aveva lottato quasi per strapparglieli. Sferzata era uscita da queste giornate di tempesta sempre scompigliata, cioè con molte foglie in meno. Inoltre per resistere al vento e non cadere aveva imparato ad allungare i rami lungo i fianchi, anche se ora non riusciva più a rialzarli bene verso il cielo.

Crebbe dunque con una forma particolare e con i rami piegati,  in più il suo tronco era contorto come una corda a tre capi ed anche piegato un poco di lato.

L’altra quercia, Carezza,  era cresciuta tranquilla piantata più in basso, poco distante da lei sul fianco della collina,  al riparo dal vento di sud-ovest, dietro  un alto costone. Il  vento per lei era, da sempre, solo una brezza leggera che le solleticava le foglie  e faceva danzare appena i suoi giovani rami con movimenti armonici. Era cresciuta  veramente bene: alta, bella e maestosa. Ora, ogni tanto guardava la sua amica di giochi dei  pomeriggi d’estate con disprezzo, deridendone le forme contorte.

Carezza  era corteggiata da tutti i giovani alberi della collina, e lei scherzava con loro lanciando le sue prime ghiande per stuzzicarli,  mentre Sferzata, pur avendo una sua particolare bellezza,  era ignorata da tutti. Perfino gli arbusti si sentivano orgogliosi  di fronte a Sferzata e, passandole accanto, alzavano le loro ridicole spine al cielo come annusando l’aria con spirito di  di superiorità…

Insomma, questa era la vita sulla collina. Il tempo scorreva,  le stagioni rinnovavano le foglie degli alberi e la pioggia dava vigore alle loro radici. Venne presto il tempo che  Sferzata e Carezza divennero due grandi querce adulte.

Un giorno, all’improvviso, si udì un rumore strano. Un soffio inquietante cominciò a strappare  fili d’erba che volarono sugli occhi di tutti gli alberi, poi Carezza sentì un colpo sul fianco: un suo ramo  si era spezzato  ed ora penzolava inerte lungo il suo possente tronco. Il rumore aumentò, gli schiaffi di un vento mai sentito cominciarono a colpirle con violenza il volto e le foglie,  poi un boato ed una spinta…  e , tonf, si ritrovò a terra. Gli alberi sentirono il botto tremendo e si voltarono verso Carezza che ora giaceva sradicata sul fianco della collina.

Ma cosa era successo? Un insolito e terribile vento Grecale di nord- est, forte come un uragano e spirante  raffiche da far paura, si era abbattuto sulla collina e Carezza non aveva resistito, perche le sue radici non erano profonde ed i suoi rami non erano orientati per resistere al vento forte. Infatti, crescendo al riparo dietro il costone, accarezzata ogni giorno dai venti leggeri, aveva dimenticato di mettere radici profonde, come  fanno tutte le querce.  Inoltre aveva troppe foglie che, sebbene le avessero  sempre procurato l’ammirazione degli altri alberi, in quel giorno fecero da vela per il vento e la spinsero a terra.

Sferzata invece aveva resistito bene anche a quel nuovo vento insolito, guardò la sua amica e pianse, perché in fondo le voleva bene. Pensò con gratitudine al suo Creatore Dio, che l’aveva fatta crescere esposta alle tempeste ed alle derisioni, e considerò il valore delle difficoltà nella vita e l’importanza di “farsi i muscoli” da giovani. Quel giorno, al funerale di Carezza, tutti gli alberi si strinsero intorno a Sferzata e lei poté offrire riparo e consolazione  a tutti gli uccelli della collina che avevano perso il nido costruito fra i rami di Carezza.

Sulla collina c’erano due querce… ora ce n’è solo una, forte e maestosa, modellata dai venti e dalle tempeste. In lei trovano riparo tutti gli uccelli della collina.

Una lezione cristiana per noi: non lamentiamoci nelle prove, non chiediamo a Dio di risparmiarci tutte le tempeste e di liberarci da ogni opposizione e persecuzione perché Egli non lo farà! Egli ci ama ed usa le avversità per spingerci a mettere radici profonde, perché non è dalla bellezza delle fronde che si riconosce una quercia, ma dalla  profondità  delle sue radici. RingraziaLo perché ti permette di fortificarti in vista delle grandi battaglie della vita. Ricordati che la tua resistenza, la tua capacità di sopportare chi ti tormenta nei tempi di prova  prima o poi ti servirà per essere forte quando altri ti chiederanno aiuto. Egli ti sta modellando ed anche se tu qualche volta non sei d’accordo con i metodi di Dio, puoi essere certo che Egli ti sta dando la forma migliore per servirlo. Dunque, se oggi,  nel tempo della tua gioventù, cresci ” radicato, edificato in Lui e rafforzato dalla fede”   (Colossesi 2:7)   Dio ti benedirà per sempre e farà di te un forte e grande albero sotto il quale anche altri si potranno riparare!

Efesini 6:10 Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza.

6:11 Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo;

6:13 Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.

 

Nota: Libeccio (o Garbin)
E’ il vento di sud-ovest che i Romani chiamavano africo o ponente iemale; spira dalla Libia ed è generalmente vento di tempesta.
Generalmente nasce molto velocemente, sviluppandosi fino a raggiungere una potenza eccezionale, per poi calmarsi con la stessa rapidità con cui e’ nato. E’ il vento che segue le perturbazioni per cui cessato il suo effetto, di solito si ha un innalzamento della pressione con conseguente arrivo di tempo buono e cielo sereno.

(M.I.)