Professione donna

Dio, il creatore di tutto, diede alla donna, fin dalle origini, un compito e un lavoro elevato: quello di far crescere nel suo grembo il progresso dell’umanità. Mi riferisco al privilegio della gestazione e del parto. Era davvero un lavoro, anzi il lavoro dei lavori, era tutti i lavori del mondo messo insieme! La sussistenza dei popoli infatti non solo è legata alla donna per la capacità di produrre crescita demografica partorendo figli, ma anche perché nel suo grembo in un vero senso nascono tutti i lavori e le professioni del mondo: architetti, medici, imbianchini, contadini, ingegneri, custodi, scrittori…La lista è infinita! Questo privilegio è qualcosa che è appartenuto alla donna da sempre! È un lavoro a tempo pieno, è un lavoro gratificante, meritorio, che nessun uomo può fare. Pensateci per in attimo: se tutti i medici, per esempio si rifiutassero di fare i medici! O se tutti i panettieri si rifiutassero di fare il pane! Come farebbe l’umanità senza medici, o senza qualunque altra delle professioni indispensabili. Dopo decenni di bombardamenti ideologici subliminali, e di persuasione occulte di vario genere, con la nascita dei movimenti femministi viziati in origine da istanze fuorvianti, con la corsa alla carriera, con la rivendicazione alla parità, oggi in Italia e in molti altri paesi del mondo sono sempre meno le donne che scelgono di dedicarsi alla crescita dei figli. Il desiderio di essere mamma è sempre meno sentito. La professione “mamma” è rifiutata e disprezzata proprio dalla donna stessa, poiché ella si è convinta che l’essere “soltanto” mamma sia un ruolo socialmente degradante e non sufficientemente gratificante. Io penso che il degrado della donna stia in altri ambiti. È degradante essere usata come oggetto, affittare l’utero a scopi commerciali o l’intero corpo a scopi sessuali, è degradante essere vittima di violenze e di soprusi, è degradante non poter scegliere liberamente di seguire i desideri profondi dell’anima perché costretta dal bisogno economico, è degradante dover per forza correre una gara di resistenza contro l’uomo, è degradante sentirsi… degradate, fino a autosminuirsi nell’alta dignità del ruolo naturale di donna e madre, che Dio le ha assegnato. L’ordine sociale primordial per l’umanità prevedeva fin dalle origini la pari dignità di uomo e donna nella diversità dei ruoli, in un contesto complementare di pace, amore e rispetto profondo. Questo ancora non si è capito, quando si cerca di promuovere un tipo di cultura del rispetto per la via delle pari opportunità e delle politiche di genere. Si cerca ordine e pace per una via sbagliata, che non produrrà mai il risultato sperato proprio perché va contro il piano del Creatore. La nostra società, invece di promuovere la crescita della famiglia naturale voluta da Dio e la procreazione consapevole, sta tentando di sostituire il piano originale che per millenni ha funzionato, installando concetti antropologici e ambizioni innaturali nei due sessi. Tutto è partito dalla contestazione femminista degli anni sessanta, e oggi la rivoluzione di genere ha condotto alle aberrazioni dell’omosessualità, del “transgender fluid” e del progressivo rifiuto della famiglia tradizionale. Ormai gli equilibri stanno saltando, l’umanità sembra impazzita, il modello di famiglia, nucleo sociale fondante della società umana, creato da Dio, è contestato apertamente. Il modello alternativo sta generando un disordine antropologico forse irreversibile. Il problema è ormai un mostruoso gigante immorale. Io penso che soltanto un ritorno ai principi biblici e cristiani autentici, unito a una forte politica di sostegno alla famiglia e alla maternità produrrebbe un ritorno di ordine e di vero progresso, un ritorno alla sana morale e anche una quantità enorme di posti di lavoro! Voglio tornare al tema principale di questo breve articolo con una provocazione utopistica. Pensiamoci un attimo a questo: se le coppie naturali fossero incoraggiate e sostenute economicamente ne verrebbe fuori che molte donne tornerebbero a preferire la maternità a tempo pieno lasciando agli uomini, in molti casi, gli altri lavori. Utopia? Certo…ma vorrei tanto poter fare un sondaggio semplice semplice: chiedere alle donne se preferirebbero ricevere uno stipendio dallo stato per crescere figli in casa, o andare fuori negli uffici per la stessa cifra a fare carriera. Io credo che il referendum sarebbe un plebiscito di consensi a favore del sostegno alla maternità!