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24 Novembre 2008

La fede negli sport: il fenomeno cresce!

Negli ultimi anni la nostra società sta assistendo ad un fenomeno nuovo: sempre più sportivi mettono da parte veline e feste glamour per capovolgere la lista delle priorità: al primo posto ora viene Gesù. L’espressione di questo nuovo fenomeno di cui continuano a parlare finanche i telegiornali e le trasmissioni sportive più importanti, è l’associazione sportiva Atleti di Cristo. Un’associazione mondiale che include centinaia di sportivi degli sport più svariati aventi un  denominatore comune: ognuno di loro ha infatti dichiarato di aver incontrato personalmente Gesù nella propria vita. Non è fanatismo tutto questo: loro, che sono sportivi famosi e circondati da infiniti fan club, riconoscimenti e premi solenni, non hanno certo bisogno di farsi pubblicità. Allora cosa succede?

Beh, anzitutto ognuno di loro, usando le parole del giocatore Juventino Nicola Legrottaglie in un’ intervista al TG5, “ha lavorato sulla propria anima”, trovando nelle pagine del Vangelo la carica e la serenità necessaria per affrontare la vita.  Ognuno di loro, con esperienze certamente individuali, si è dissetato in Dio, scoprendo ed afferrando il vero senso della vita. Ogni goal (nel caso dei calciatori), ogni vittoria ed ogni risultato della loro carriera lo dedicano a Gesù, sfoderando in campo, dopo ogni conquista, magliette con scritte cristiane e sventolando bandiere sulle quali sono riportate le frasi del Vangelo, fino a spingersi nella famosa preghiera del 2002, in cui i calciatori brasiliani, in seguito alla vittoria del Campionato Mondiale, hanno letteralmente invaso il campo, unendosi in cerchio e lodando Gesù (e non soltanto per la vittoria in sé, ma soprattutto per quello che la vittoria aveva comportato: la possibilità di poter “evangelizzare” il mondo).

Un sano movimento questo, che mira soprattutto a diffondere la Bibbia nel cuore dei fans e dei più giovani, ricordando loro che la violenza negli sport o tra tifosi, non è certo segno di civiltà e virtù interiore e puntando a riproporre valori ormai persi come il desiderio di trovare moglie, anziché condurre una vita sfrenata e senza regole secondo l’esempio del giocatore della Sampdoria Antonio Cassano il quale ha recentemente confessato i suoi festini di droga e le sue avventure con ben 700 donne. 

Ancora una riprova del fatto che i soldi e la notorietà, se usati male, possono paradossalmente “impoverire” la vita.

Gli atleti di Cristo uniscono la passione per lo sport all’amore per Gesù: in occasione della vittoria del Pallone d’Oro 2007, citando un esempio eclatante, Kakà ha ringraziato Colui per il quale vive ed esiste, non vergognandosi della propria fede dinnanzi alle numerose telecamere che riprendevano il fatidico momento della premiazione.

“Io appartengo a Gesù”, “Dio ti ama”, “Dio è fedele”, “Gesù salva”: sono soltanto alcuni dei messaggi cristiani che oramai circolano sui campi di calcio, di pallavolo, di rugby, sulle piste, e in molti altri ambienti sportivi.

Neppure gli arbitri sono esclusi da questa espressione di fede: Anderson Gleison Marques, arbitro di calcio del Brasile ad esempio, è a tutti gli effetti un “Atleta di Cristo”, ed ha anch’egli apportato il suo contributo,  rilasciando numerose interviste riguardanti la propria esperienza cristiana.

I campioni di rugby Miguel Alonso e Timothy Dow, la famosa giocatrice di pallacanestro Flávia Padro, il talentuoso ciclista Eddy Ratti, sono solo alcuni degli esponenti di questo movimento sportivo-cristiano, che fondato da due calciatori brasiliani negli anni ottanta, acquista sempre più terreno e si rafforza col passare degli anni e delle generazioni.

Come tralasciare poi il giornalista sportivo Carlo Nesti, recentemente ospite della trasmissione di Rai due, “Italia allo Specchio”, nella quale ha dichiarato: “possiamo paragonare la vita ad un campionato di calcio in cui devono giocarsi numerose partite. Noi siamo i giocatori e Gesù è il nostro coach. Egli sta in panchina e ci dà le indicazioni per vincere…” . Certamente, come dichiara Carlo Nesti nel seguito di queste parole, a volte lo Stadio della vita è rumoroso e racchiude molte voci, ma se ci si sofferma un istante ad ascoltare, ecco che la voce del nostro allenatore-Gesù arriva chiara, e la si riconosce. 

Continuando a ringraziare Colui che ha cambiato le loro vite, gli “Atleti di Cristo” e assieme a loro milioni di credenti nel mondo, si dirigono verso una prospettiva di vita eterna e di amore verso il prossimo, incalzando il loro motto Biblico più importante:  “Io non mi vergogno del Vangelo, perché esso è la Potenza di Dio, per la salvezza di ognuno che crede”.

Annarita Bruni

 

 

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