Il battesimo cristiano: non solo un atto simbolico

Il battesimo cristiano: non solo un atto simbolico

Questo breve studio biblico non è una trattazione sistematica dell’insegnamento sul battesimo cristiano, ma è un’esortazione indirizzata, in particolare, a tutti quei credenti che pur dichiarando la loro fede in Gesù Cristo non hanno ancora deciso di battezzarsi secondo il Suo comandamento.

Molti credenti che provengono dall’ambiente religioso cattolico e si avvicinano alla fede in Gesù Cristo hanno difficoltà a liberarsi da legami dovuti a tutte quelle tradizioni che non hanno nessuna base scritturale. Fra queste vi è sicuramente quella che riguarda il battesimo ricevuto da neonati e che di conseguenza fa pensare che non sia urgente ribattezzarsi da adulti per essere veri discepoli cristiani e per essere salvati. Si confida nel fatto che da piccoli si è ricevuto già un battesimo, ma non si verifica se la Parola di Dio attribuisce un qualche valore a questa pratica tradizionale o addirittura se si oppone categoricamente.

Riguardo al battesimo cristiano la Parola di Dio indica chiaramente la forma ed i tempi in cui va fatto. Ne descrive l’importanza e ne indica i limiti. Comunque è molto chiara nel presentare il soggetto.

In poche pagine vedremo qualche aspetto fondamentale di questo atto, che “adempie ogni giustizia”, come disse il Signore (Matteo 3:15) e segna l’ingresso nella chiesa di Cristo, attraverso lo studio di qualche passo biblico fondamentale.

La domanda particolare a cui vorrei provare a rispondere è questa: il battesimo cristiano per immersione in acqua (impartito agli adulti) è soltanto un atto simbolico, come credono alcuni, e come tale può essere evitato o rimandato all’infinito, tanto si è salvati lo stesso?

Dico subito un no. Il Battesimo in acqua non è  un atto simbolico ma è anche un fatto spirituale. Esso serve ad adempiere, cioè a completare il processo della salvezza offerta per grazia da Gesù Cristo e accettata per fede dal credente.

Se così non fosse, che senso avrebbe il comando del Signore nei vangeli?

In Matteo 28:19  Egli si sarebbe limitato a dire: “Andate dunque e fate discepoli insegnando…” mentre egli dice: “ andate e fate miei discepoli battezzando… e insegnando”; ed in Marco 16:16 non avrebbe precisato: “Chi avrà creduto e sarà stato (nota il verbo al passato e non al futuro) battezzato, sarà salvato”.

In pratica, se una persona dice di aver creduto nel Signore Gesù Cristo per il perdono dei peccati, ma poi rifiuta il battesimo in acqua adducendo varie scuse (pur potendolo fare ed avendo un servo di Cristo disposto a ministrarglielo), tale persona non è ancora salvata. Il suo rifiuto dimostra che non ripone sufficiente fiducia in Gesù Cristo. Forse lo sta riconoscendo piano piano come Salvatore, ma ancora è lontana da accettarlo come Signore e padrone assoluto della propria vita. Per dare un’ illustrazione di cosa significa il battesimo possiamo pensare al concepimento di un bambino: esiste già nel grembo materno fin dal momento del concepimento ma finché non viene alla luce c’è sempre il rischio di un aborto. Così è della fede per la salvezza: esiste già nel cuore di chi ha già creduto in Gesù ma se non si concretizza nella testimonianza del battesimo c’è sempre il rischio di non maturare il “frutto”, cioè la salvezza del’anima.

Il battesimo, simbolicamente, è una chiamata a morire con Gesù in una morte simile alla sua (Romani 6:3,4) in vista di un reale cambiamento di vita e di una rinunzia a se stessi tale da preparare persino al martirio reale, se questo dovesse essere necessario per difendere la propria fede e non rinnegare Gesù Cristo. Ora, difficilmente un cristiano sarà disposto ad un eventuale martirio reale se non è pronto ad accettare una semplice persecuzione o un semplice disagio pur di ubbidite al comandamento del Salvatore e battezzarsi.

Ma è bene capire meglio attraverso lo studio della Parola di Dio perchè la risposta è così categorica, anche per precisare eccezioni e limiti di questo insegnamento.

Torniamo alla dichiarazione iniziale:  “il battesimo non è soltanto un atto simbolico”.

Il primo indizio che non lo sia lo troviamo nella rivelazione di Gesù Cristo a Nicodemo (Giovanni 3:5) dove Gesù dichiara che “bisogna nascere d’acqua e di Spirito per entrare nel regno di Dio”.

Ora, è vero che abbiamo insegnato che l’acqua rappresenta, in figura, il “lavaggio” che la Parola di Dio compie nel cuore di chi la riceve con fede, ma altresì non possiamo dimenticare che le dichiarazioni della Parola scritta non possono essere private arbitrariamente del loro significato letterale. Quindi quest’acqua di cui parla Gesù a Nicodemo deve essere anche un’acqua reale, così come lo Spirito di cui parla Gesù è lo Spirito Santo, reale e non simbolico, altrimenti anche lo “spirito” potrebbe essere un riferimento allegorico, ma così non è. Quindi quest’acqua è acqua come lo spirito è Spirito, e  fa riferimento al battesimo cristiano, nel quale evidentemente si compiono  alcuni fatti importanti per la salvezza del credente.

Vorrei confermare queste dichiarazioni rileggendo la chiusa del vangelo di Marco:

“E disse loro: “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato.”  (Marco 16:15,16)

Qui in pratica il Signore sta insegnando che la fede nella Sua opera (venuta in carne sulla terra, morte e resurrezione) deve essere seguita dal battesimo affinché si compia la salvezza, benché la sola acqua non sia capace ovviamente di salvare.

Certamente è buono precisare ancora che il battesimo senza la fede non salva e che la condanna  si compie per non aver creduto. Ma la salvezza si compie anche per essere stati battezzati. Dico “anche” perché esistono delle eccezioni, come il ladrone sulla croce esentato dal ricevere il battesimo perché si trovava in punto di morte; ma se un credente in buona salute che sta rifiutando volontariamente il battesimo dovesse morire all’improvviso prima di decidersi, pur avendo avuto il tempo e l’opportunità di accettare il battesimo, si rende sicuramente colpevole di condanna. Nel suo caso la fede del suo cuore non ha mai avuto un seguito nella “confessione della sua bocca” (fra poco vedremo cosa significa quest’ultima affermazione). Ciò diventa la prova lampante che in realtà non aveva davvero creduto in Gesù con tutto il suo cuore, perché la bocca parla della “pienezza” (o abbondanza)  del cuore.

Il battesimo in acqua quindi, con il duplice valore di:

1)   confessione di fede, per attestare il perdono dei peccati ricevuto (leggi ora Atti 2:38; 22:16),

2)   patto solenne, o “dichiarazione pubblica di impegno e richiesta di  buona coscienza verso Dio” (I Pietro 3:21),

è la dimostrazione pratica di Romani 10: 9,10, dove sta scritto:

“ perché, se con la bocca avrai confessato Gesú come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.”

Anche in questa scrittura, come in Marco 16:15, vediamo che la salvezza si svolge in due tempi e due atti successivi, il primo dei quali è reale, spirituale e nascosto (la fede nel cuore), il secondo è pratico e palese perché acquista il valore unico e insostituibile della confessione delle labbra.

E’ principalmente nel battesimo che la testimonianza nascosta, valida anche per chi non è bravo a parlare o a raccontare l’esperienza personale, diventa esplicita, e quindi valida per la salvezza. E’ nel battesimo in acqua che la confessione e la testimonianza personale concorrono alla salvezza. E’ mediante il battesimo che il peccatore si riconosce pubblicamente tale, pur confessando la sua piena fiducia nell’opera di Gesù Cristo risorto dai morti. In pratica chi si battezza è come se dicesse:

Ho creduto di essere un peccatore perduto, ho creduto che Gesù è morto per caricarsi dei miei peccati, ho creduto che è risuscitato per la mia giustificazione e per il mio perdono. Mi faccio battezzare nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo, secondo il comandamento di Gesù Cristo, quindi sono salvato ed il mio nome è scritto nel libro della Vita!

Sono questi i sentimenti che il battesimo rende espliciti, anche se non vengono verbalizzati con questa esatte parole. E questi sentimenti sono, in qualche modo, la nostra firma di assenso al patto di salvezza fra noi e Gesù Cristo.

Sì, il battesimo è anche un patto solenne fra noi e Dio. Egli firma il patto con il prezioso sangue di Gesù, noi con un semplice ma convinto “si”! Sì alla sua morte, sì alla sua resurrezione, sì al suo perdono, sì alla sua salvezza!  Sì alla fedeltà ed al servizio per il Signore per il resto della nostra vita.

E’ importante sottolineare che i due atti successivi all’ascolto del messaggio dell’evangelo, cioè il credere ed il confessare, non sono  separabili senza che il compimento che determinano (la salvezza) ne sia ostacolato o addirittura impedito.

Altri passi ancora confermano chiaramente queste considerazioni.

Per esempio, quando l’apostolo Pietro dice: ( I Pietro 3:21)

“ … al tempo di Noè mentre si preparava l’arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l’acqua. Quest’acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma l’impegno di una buona coscienza verso Dio. Esso ora salva anche voi,mediante la risurrezione di Gesù Cristo..”, egli di fatto sta rivelando che, in qualche misura, il battesimo (e l’impegno che ne deriva) salva anche noi, anche se non in senso assoluto, dato che è la fede nella morte e nella risurrezione di Cristo il vero, unico e sufficiente mezzo, attraverso il quale, credendo, per grazia possiamo ricevere il perdono dei peccati e la salvezza, ma nel senso che compie in noi quello che la fede nel messaggio della resurrezione ha cominciato. ( Leggi anche Efesini 2:8,9 dove è spiegata che la salvezza è per grazia e non in virtù di opere)

Attraverso il valore sostanziale e non soltanto simbolico che il battesimo assume come atto pubblico di confessione, unico e non sostituibile da altri tipi di testimonianza ai fini della salvezza, noi quindi riceviamo il compimento della salvezza offerta come dono da Dio attraverso Gesù Cristo, il quale “è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.”

(Romani  4: 25)

in questo senso può essere letta anche l’urgenza che avevano i primi apostoli nel battezzare  immediatamente – il giorno stesso o addirittura la notte stessa – quelli che accettavano il messaggio della salvezza  di Cristo. Non è in un episodio sporadico del Nuovo Testamento che si illustra il battesimo immediato ed urgente nelle comunità dei primi cristiani,  ma anzi in quasi  tutti i casi menzionati dal libro degli atti si conferma la prassi:

·        i credenti a pentecoste ( Atti 2:41),

·        il ministro Etiope ( Atti 8:38),

·        Saulo di Tarso (Atti 9:18; 22.16),

·        Cornelio ed i suoi ( Atti 10:48),

·        Lidia di Tiatiri (Atti 16:15),

·        il carceriere di Filippi e la sua casa (Atti 16:33)

sono tutti esempi di credenti che vengono battezzati senza indugio e con il senso della profonda importanza spirituale del battesimo immediato. A Corinto, molti “udendo, credendo, venivano battezzati” (Atti 18:8), ad indicare il completo processo della salvezza svolto nelle tre fasi successive dell’udire, del credere che viene dall’udire e dell’agire che segue la fede.

Anche se un pastore è libero di rifiutare o rimandare la richiesta di battesimo fatta da credenti evidentemente privi dei più elementari requisiti morali e spirituali, è dovere dei ministri di Cristo impartire il battesimo a chiunque lo chiede con fede (vedi in particolare l’episodio di Atti 8:38) poichè vi è più responsabilità nel rifiutare un battesimo che nell’impartirlo prematuramente.

Alla luce dell’insegnamento del nuovo Testamento, si può affermare quindi che finché non si richieda e si riceva volontariamente il battesimo (salvo cause di forza maggiore, come per esempio nel caso del già citato  ladrone moribondo pentito alla croce ed altri pochi simili) possiamo affermare che la salvezza e l’ingresso nel regno di Dio non si sono ancora compiuti nel cuore del credente.

Come, per fare un esempio, un biglietto di ingresso potrebbe essere staccato dal blocco del bigliettaio ma restare nelle sue mani perchè non può essere ancora consegnato al richiedente per qualche motivo, così l’ingresso nel regno di Dio, finché non ci si battezza, resta un atto in sospeso.

Molti si fermano a volte per lungo tempo in questa condizione: dicono di aver creduto in Gesù Cristo ma non si vogliono battezzare. Perché?

Forse non afferrano il biglietto perché pensano di doverlo pagare?

Non credono ancora che Gesù ha pagato per loro?

Sono salvati lo stesso, mentre stanno indecisi sulla porta d’ingresso del cielo?

La Bibbia dice di no. Gesù dice di no.

Romani 6: 3,4, già citato, può concludere efficacemente questa riflessione per  ricordarci l’immenso valore del battesimo in acqua:

 “O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesú, siamo stati battezzati nella sua morte?

Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, cosí anche noi camminassimo in novità di vita.

Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua.”

Chiaramente il battesimo in acqua, per essere valido, deve essere impartito agli adulti secondo le direttive bibliche evangeliche (Matteo 28:19 ed altri passi già citati) e non secondo le tradizioni umane o le filosofie delle varie religioni. Il battesimo cattolico somministrato ai neonati, a cui ho già accennato, è perfettamente inutile dal punto di vista della salvezza eterna o del perdono dei peccati perché, come abbiamo letto, per battezzarsi è richiesta una buona e consapevole coscienza di quello che si sta facendo, cosa che un piccolo bambino non può avere. Se abbiamo ricevuto un battesimo non biblico, da piccoli o da grandi, dobbiamo riceverne un altro, così come accadde, per fare un esempio ai credenti di Efeso, i quali furono ribattezzati nel nome del Signore Gesù ( Atti 19: 1-7).

Concludiamo con le parole dell’apostolo Paolo:

“ Ed Anania… mi disse:  E ora, perchè indugi? Alzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il Suo nome ”.  (cfr. Atti 22:12-16)

Dio ti benedica mentre ti alzi per ricevere il tuo battesimo!

                                                                                                                                       (M.I.)